Questi due uomini porteranno scompiglio nelle assicurazioni

Sono i fondatori di una startup di New York che vuole usare il peer to peer per ritornare alle origini e decentralizzare il sistema. Non è ancora attiva, ma ha convinto uno dei più grandi investitori al mondo, Sequoia Capital.

Pubblicato il 15 Dic 2015

Daniel Schreiber e Shai Winniger sono i due quarantenni che si apprestano a sfidare il mondo assicurativo dalla Grande Mela. Imprenditori tech entrambi, con esperienze di successo alle spalle, i due hanno fondato Lemonade, startup che ancora non si sa bene cosa faccia ma che ha appena raccolto un investimento stratosferico.

Sequoia Capital, uno dei più grossi e prestigiosi fondi di Venture Capital in USA (e quindi nel mondo) ha investito (insieme ad Aleph) 13 milioni di dollari in questa startup tech-insurance che dice di aver sviluppato un modello di business peer-to-peer che rivoluzionerà il settore.

“Stiamo sfidando il modo in cui le compagnie di assicurazione lavorano, con un modello di business peer-to-peer basato su una tecnologia self-service”, ha affermato Shai Wininger, Presidente e CTO di Lemonade “Abbiamo visto questo tipo di combinazione (tecnologia + peer-to-peer) dare nuova vita in altri settori, e siamo determinati a fare lo stesso per l’assicurazione.”

“La maggior parte degli americani vede l’assicurazione come un male necessario, piuttosto che come un bene sociale, e questo è qualcosa che vorremmo cambiare”, aggiunge Schreiber, co-founder e CEO di Lemonade. “Come azienda fintech-insurance, Lemonade vuole sostituire la burocrazia e i contrasti che infestano il settore, con la tecnologia e la trasparenza. Ciò che rende questo per noi entusiasmante è che richiede di reinventare la struttura e il modello di business delle assicurazioni in un modo che non è realizzabile oggi per le compagnie di assicurazione tradizionali”.

Atteggiamento piuttosto aggressivo per i due fondatori di Lemonade, anche se è difficile al momento capire in che modo, effettivamente, intendano colpire e affondare le compagnie tradizionali. Su di loro si sa solo che hanno preso il corposo investimento, il che non è da poco. Se hanno convinto Sequoia, c’è da aspettarsi che i due giocatori siano seri. “E’ molto insolito per una società ricevere 13 milioni di dollari al primo giro di finanziamenti“, ha detto Haim Sadger, Partner di Sequoia Capital, in questa nota ufficiale “Ma è ancora più raro trovare fondatori così esperti e convinti ad affrontare un settore così impegnativo con una soluzione molto convincente. Scommettiamo che Lemonade trasformerà il paesaggio assicurativo. E’ da tenere d’occhio “.

Sequoia ha una storia di investimenti di successo alle spalle: grandi nomi come Apple, Oracle, Linkedin, Yahoo!, Atari, Google, Youtube, PayPal, e, più recentemente, Stripe, WhatsApp, AirBnb, Instagram, Dropbox per citare quelle universalmente conosciute. Qualunque realtà digitale di successo planetario degli ultimi 30 anni vi possa venire venire in mente, ha tra i suoi investitori Sequoia.

Per una startup avere tra i primi investitori una realtà come Sequoia, il fondo che aiuta un selezionato numero di coraggiosi founder a creare società leggendarie (così si presenta il fondo), è una spinta, una convalida, una promessa di sicuro successo.

Tra l’altro l’investimento nella giovanissima società Lemonade rappresenta per Sequoia uno dei più cospicui investimenti mai fatti in una startup così giovane (non è ancora attiva sul mercato, online è presente solo con una paginetta al momento) e dai rischi molto elevati, visto che si tratta di un settore considerato interessante negli ultimi tempi dagli investitori VC, ma comunque difficile anche perchè dominato da colossi.

Secondo quanto dichiarato dai due fondatori in un’intervista rilasciata al InsuranceJournal, Lemonade prevede di lanciare nel giro di pochi mesi e raggiungere i consumatori, non le imprese.

La startup ha anticipato di aver già assunto tecnici, designer, analisti e altri professionisti del settore assicurativo (nomi noti del settore) attirando un gruppo di “eclettico” di persone che il settore assicurativo ha difficoltà a reclutare.

Ha detto anche di essere già al lavoro con i regolatori di New York e che sarà a tutti gli effetti una compagnia assicurativa completamente allineata con la legge, e non un broker. A differenza di realtà come Uber, dicono i due founder, c’è la ferma volontà di rispettare le leggi e non andare a sfidare norme assicurative.

Schreiber ha sottolineato che ciò che Lemonade vuole fare, non può essere fatto semplicemente applicando la tecnologia, ma è necessario in qualche modo “tornare alle origini” del modello assicurativo (si riferisce alla mutualizzazione del rischio che nel peer-to-peer è piuttosto evidente), utilizzando la tecnologia per sostituire la burocrazia centralizzata degli assicuratori e impiegando la trasparenza per modificare la cultura intorno al pagamento dei sinistri rispetto alla quale molti consumatori sono diffidenti.

Il nome stesso “lemonade” intende esprimere il concetto del trasformare un aspro limone (le assicurazioni tradizionali) in una piacevole e rinfrescante bevanda: la limonata, ossia Lemonade.

Aspettiamo di vedere quindi cosa questa ricca startup riuscirà a fare, anche rispetto ai diretti competitor (peer-to-peer insurance startup) che già esistono: la tedesca Friendsurance (di cui abbiamo parlato qui), l’inglese Guevara, e la cinese TongJuBao.

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