L’auto è una miniera di dati (e tutti li vogliono)

Le nuove vetture connesse raccolgono un’enorme quantità di informazioni. E i leader dell’industria automotive, racconta Bloomberg, cercano di impedire l’accesso alle tech company e ad altri fornitori di servizi, come le compagnie di assicurazioni. Ci riusciranno?

Pubblicato il 12 Lug 2016

La tua auto ti spia, esordisce questo articolo di Bloomberg che, nella guerra oramai partita sul territorio automotive tra produttori tradizionali e tech company, riporta dell’accesa battaglia sul fronte “big data”.

Le nuove auto connesse raccolgono una quantità d’informazioni incredibile, che va dai dati relativi più propriamente all’auto e alla guida, a quelli che riguardano la strada percorsa, fino ad arrivare ai dati personali, per esempio quanto pesa il conducente o altro passeggero. Probabilmente, il consumatore non sa nemmeno che la sua auto può ricavare (e fornire) fino a 100 mila dati.

Dati che ovviamente i produttori di auto cercano di tenere ben stretti e dai quali cercano di tagliare fuori le tech company finchè possono, cioè finchè le auto driverless non saranno la norma (realtà che avanza ma che sempbra un po’ più lontana dopo l’incidente fatale della Tesla), perchè al quel punto tutto sarà nuovamente rivoluzionato e la miniera d’oro, insieme ai dati, sarà il tempo che ogni passeggero in viaggio avrà a disposizione e che potrà utilizzare per fare altre cose, shopping per esempio, o intrattenimento.

Ford, BMW AG, General Motors e altri produttori auto stanno già dandosi da fare per impedire alle tech company come Google di avere accesso ai dati che vengono raccolti a bordo del veicolo e hanno sviluppato in-house o acquistato da terze parti speciali tecnologie che possono ospitare e supervisionare le applicazioni da parte di estranei. Molti marchi, tra cui Chevrolet e Ford, hanno adottato soluzioni che permettono all’automobilista di utilizzare Apple CarPlay and Android Auto senza dare alle tech company la possibilità di accedere alle informazioni personali e alla diagnostica del veicolo.

“Non siamo disponibili a trasformare i nostri veicoli in una Google o Apple experience”, dice Don Butler, direttore esecutivo di Ford per i veicoli e servizi connessi. “Vogliamo assicurarci che i nostri clienti abbiano la possibilità di dare un consenso informato su come vengono utilizzati i dati sulle loro abitudini. E vogliamo condividere il valore generato.”

E le assicurazioni?

Ovviamente sarebbero entusiaste di accedere ai dati di guida, per personalizzare le polizze, e costruttori come Ford e GM lo sanno e stanno già andando nella direzione di mettersi in affari con le compagnie fornendo loro tutte le informazioni che possono essere utili.

Leggi l’articolo integrale su Bloomberg.

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