Digital transformation, le conseguenze sulle persone e sul business

Luciano Floridi, una delle voci più autorevoli della filosofia contemporanea, docente a Oxford, autore del libro “La quarta rivoluzione” spiega in un’intervista dove ci sta portando il digitale e perchè è ora di fare una riflessione

Pubblicato il 05 Ott 2017

Per Luciano Floridi, professore ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford, dove dirige il Digital Ethics Lab, parlare di quarta rivoluzione non è parlare di industry 4.0. Floridi è un filoso, attento osservatore e pensatore dell’impatto del digitale sull’essere umano, sulla società, sulle imprese.

In una intervista realizzata da EconomyUp, Floridi spiega in termini nuovi ma anche molto esplicativi, a cosa ci ha portato finora la digital transformation e quali saranno le possibili evoluzioni future.

“La prima rivoluzione è stata quella di Copernico che, con la sua teoria eliocentrica, ha tolto la Terra – e quindi l’essere umano – dal centro dell’universo. – dice – Poi Darwin ci ha dimostrato che l’uomo non era nemmeno al centro del regno animale. A quel punto speravamo di essere al centro dello spazio mentale, ma Freud ha smentito questa tesi scoprendo l’inconscio. Sono state tre rivoluzioni di autoconsapevolezza. Ora sta avvenendo una quarta rivoluzione: finora ci eravamo messi instintivamente al centro dello spazio dell’informazione. Pensavamo: ‘Quando si tratta di gestire l’informazione siamo i più bravi del mondo: giochiamo a scacchi, guidiamo l’automobile, ecc. ecc.’. Invece ci sono robot che giocano a scacchi, guidano l’auto per noi, fanno financial trade online molto meglio di noi. Il digitale ci ha tolto per la quarta volta dal centro del mondo dove ci eravamo collocati.

Ma questo, secondo Floridi, non è necessariamente un male.

“Smettiamola di metterci al centro, l’antropocentrismo non funziona. Ma – dirò un neologismo – l’antro- eccentrismo è interessante. Ovvero mettere al centro l’altro, il paziente nel caso di un ospedale, chi riceve una nozione nel caso di una scuola. Medici, insegnanti, infermieri svolgono professioni allocentriche: il significato del loro operare è chi sta male e chi ha bisogno. Questa è anche l’etica del business: il business è customer centered. L’azienda che si mette al centro è perdente, quella che mette al centro la propria clientela no. La vera mossa finale qui è mettere al centro non l’altro ma la relazione con l’altro. Il matrimonio non è fatto di un lui o una lei, ma della relazione tra loro. Così, anche nel rapporto di partnership di un’azienda con un’altra azienda, al centro è la relazione tra le due. È un mondo molto più maturo. Si è passati dal pensiero meccanicistico, dove conta ogni rondella, a un diverso pensiero dove conta il network e dove tutti i punti sono collegati.”

E l’Industria 4.0 dove la mettiamo? Quali problemi di natura etica sorgeranno nell’utilizzo sempre più diffuso dei robot e come affrontarli?

“Certamente la robotica è disruptive. Dobbiamo temere i robot? No. Sono un problema? Sì. Non per la trasformazione che stanno portando, ma per la velocità della trasformazione. Alla lunga l’automatizzazione creerà lavori migliori, diversi, lavori che fino a ieri non si potevano fare, creando dunque ulteriore valore aggiunto. Ma tutto questo sta avvenendo troppo velocemente. La generazione attuale vivrà questa accelerazione sulla propria pelle. La società dovrebbe farsi carico del costo che questa operazione comporterà. Dovrebbe pensare ad ammortizzatori sociali per esempio per chi, a 50 anni, verrà rimpiazzato da un robot. Sulla bontà della trasformazione, tuttavia, non ho dubbi. È dai tempi di Adamo e Eva che l’uomo sogna di non pensare né lavorare. La robotica l’abbiamo cercata e voluta da sempre. Ma la partenza di questo “razzo” dell’innovazione è così rapida che ci sarà molta gente che non troverà più un’occupazione. D’altra parte l’Unione europea prevede che, nel 2020, potrebbero esserci, a seconda degli scenari economici, da 730.000 a oltre 1,3 milioni di posti di lavoro vacanti nell’ICT.”

– leggi l’intervista integrale a Luciano Floridi su EconomyUP

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