Come cambia l’assicurazione auto con la tecnologia

Il segmento della polizza auto è tra i fronti assicurativi che più stanno cambiando. Non si tratta solamente dell’arrivo della driverless car, l’auto connessa è già in grado di fornire nuovi dati che impattano su prezzi e modelli assicurativi

Pubblicato il 02 Mag 2017

Secondo il report “PitchBook Fintech – Part 4 Insurance”, il segmento di mercato rappresentato dalle polizze auto è quello in cui si sta registrando il maggiore impatto grazie all’uso di big data.

Storicamente, l’assicurazione auto ha avuto poche tipologie di dati su cui basare le politiche dei prezzi, ma oggi la possibilità di acquisire nuovi dati dall’auto connessa, sullo stile di guida, sull’uso del veicolo, ecc, sta rivoluzionando il modello di prezzi. Basta pensare al caso della startup insurtech Metromile (tra le più finanziate al mondo) che ha introdotto il concetto di “per-mile insurance”, una formula che permette grandi risparmi a coloro che posseggono un’autovettura, ma non la usano spesso. Tipicamente questo succede a chi abita nelle grandi città, dove è preferibile spostarsi con i mezzi pubblici, i taxi, a piedi. La determinazione dei costi per le polizze Metromile (che offrono le tradizionali coperture come danni al veicolo, alle persone, incidenti, ecc) si basa sul fatto che il principale fattore di rischio per i conducenti è rappresentato da quanto tempo il veicolo sta su strada: più chilometri percorre, maggiori sono i rischi cui va incontro. Se usiamo poco l’auto, di conseguenza, anche il rischio per il nostro provider assicurativo di andare incontro a indennizzi si abbassa. Sugli stessi principi si basa la scozzese Cuvva, che offre una polizza auto temporanea, commisurata a un uso effettivo, on-demand, gestibile completamente attravero un’app che permette al cliente di “accendere” la polizza nel momento in cui la usa effettivamente.

Globalmente ci sono circa 1,2 miliardi di veicoli sulla strada, con un numero che dovrebbe arrivare a 2 miliardi entro il 2035, dice il report PitchBook, e dal momento che gli incidenti costano globalmente 518 miliardi di dollari all’anno, il settore “auto” è certamente, da un punto di vista assicurativo, quello in cui l’implementazione di nuove tecnologie (in particolare IoT) potrebbero portare maggiori benefici, anche in ottica preventiva.

Molti assicuratori tradizionali hanno incorporato la “telematica” nelle polizze tradizionali già da qualche anno, chiedendo al cliente di installare sul proprio veicolo un dispositivo (cosiddetta black box) capace di registrare alcuni dati di guida per offrire polizze maggiormente personalizzate. La società italiana Octo Telematics è stata pioniera nell’offrire al mondo assicurativo i propri dispositivi black box già 15 anni fa.

Sulla black box alcuni ritengono si possa ancora lavorare parecchio, nel senso che sino a oggi sono state sotto utilizzate, anche diverse startup vanno in questa direzione (la succitata Metromile utilizza un dispositivo tipo black box).

Come indica PitchBook, c’è anche una nuova schiera di aziende tecnologiche emergenti capace di offrire dati continui in tempo reale agli assicuratori, efficaci sia per la definizione dei prezzi, ma anche per stabilire un diverso tipo di relazione con il cliente al quale si possono dare indicazioni comportamentali per esempio, per migliorare la propria guida e sicurezza.

In attesa dei cambiamenti epocali che la mobilità (e anche il mondo assicurativo) vivrà con l’arrivo della driverless car, il settore delle polizze auto è comunque tutt’altro che fermo, e offre molte opportunità, sia a vantaggio delle compagnie che dei clienti, diventati sempre più esigenti.

Per chi volesse consultare “PitchBook Fintech – Part 4 Insurance”, è scaricabile da questa pagina, offre una panoramica sull’impatto della digitalizzazione su tutta la catena del valore nelle assicurazioni.

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