Connected Insurance nel settore auto: la rivoluzione delle polizze usage-based

Il mondo della connected insurance ha trovato nel settore auto uno dei suoi principali ambiti di applicazione, con un mercato previsto di 125 miliardi di dollari entro il 2027. I numeri e i player in Italia e nel mondo

Pubblicato il 09 Lug 2021

Il mondo della connected insurance – assicurazioni dinamiche e personalizzabili in base alle reali abitudini dei clienti – ha trovato nel settore automotive uno dei suoi principali ambiti di applicazione.

Le polizze auto infatti ben si prestano all’uso di dispositivi cloud intelligenti che permettono di tracciare le caratteristiche alla guida degli utenti, dalla velocità all’uso corretto delle cinture. In base a queste informazioni è quindi possibile modificare i premi, dando vita a un nuovo prodotto assicurativo: le polizze usage-based.

Vediamo quali sono i principali elementi del modello connected insurance applicato al settore auto, e come le compagnie più innovative ne stanno approfittando.

Come funziona la Connected Insurance per le auto

Le assicurazioni connesse hanno fin da subito trovato terreno fertile nel mondo delle polizze auto. Come detto, particolarmente interessante è la possibilità di creare prodotti assicurativi usage-based (anche detti pay-per-use), i cui premi non sono fissi ma vengono calcolati in modo flessibile sulla base di quanto e come realmente ogni cliente utilizza la propria vettura nella vita quotidiana.

Per tener traccia delle abitudini di guida i veicoli assicurati con una polizza usage-based vengono generalmente equipaggiati con dispositivi IoT (Internet of Things) telematici che registrano in tempo reale diversi parametri, tra cui velocità, distanza percorsa, frenate improvvise e anche l’uso del telefono al volante. In alcuni casi, i dati possono essere raccolti direttamente tramite un’apposita app installata sul telefono cellulare dell’utente.

Le assicurazioni connesse per auto tendono quindi a premiare i guidatori più cauti e rispettosi delle regole, mentre i costi per i viaggiatori spericolati risulteranno inevitabilmente più alti.

Un mercato da 125 miliardi di dollari

Secondo Global Markets Insights Inc., il mercato delle polizze auto connesse e usage-based potrebbe raggiungere i 125 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso annuo di crescita composto (CAGR) di più del 20% tra il 2021 e il 2027, sia a livello globale che nel solo mercato europeo. Una precedente analisi di Markets&Markets stimava che il settore avrebbe raggiunto i 96 miliardi di dollari entro il 2025.

Il segmento più promettente è quello della raccolta dati tramite smartphone, considerato come il metodo più veloce da inizializzare più semplice da utilizzare per gli utenti. La possibilità di tracciare le informazioni soltanto attraverso il proprio telefono, inoltre, ha reso le assicurazioni usage-based accessibili alla grande maggioranza degli utenti.

Promettente anche il settore dei dispositivi IoT per auto, considerati tra le altre cose un importante strumento per migliorare i livelli generali di sicurezza stradale e incentivare l’adozione di comportamenti responsabili alla guida.

Le compagnie chiave

Molte compagnie insurtech hanno già approfittato delle assicurazioni connesse per sviluppare polizze auto innovative e integrate. Tra queste troviamo Metromile, startup di San Francisco (California) fondata nel 2011 che offre polizze personalizzate e basate sui chilometri percorsi. In 10 anni di attività Metromile ha raccolto più di 460 milioni di dollari in nove round di investimenti. L’ultimo, da 170 milioni di dollari, è stato chiuso a febbraio 2021.

Di stampo simile anche l‘americana Root Insurance, che utilizza gli smartphone dei clienti per tracciare le loro abitudini alla guida e offrire polizze personalizzate e calcolate in base ai reali livelli di rischio.

Nel Regno Unito invece si fa notare By Miles, che offre polizze connesse studiate appositamente per i guidatori occasionali che raramente percorrono lunghe distanze: sul sito della compagnia si legge infatti lo slogan “meno guidi, meno paghi”. Le polizze di By Miles sono composte da un prezzo fisso che copre l’auto mentre questa è parcheggiata, e un premio variabile da determinare in base alle abitudini.

Sempre a Londra troviamo poi Carrot – Rewarding Insurance, che invece installa nei veicoli dei clienti una “scatola nera” telematica per raccogliere tutte le informazioni necessarie. Tramite una dashboard interattiva i clienti possono controllare le statistiche relative al comportamento alla guida e il “punteggio” loro attribuito, in base al quale vengono calcolati i premi.

Connected Insurance e auto, il mercato italiano

Le compagnie italiane non hanno intenzione di rimanere indietro: un report curato dalla società di consulenza PwC ha calcolato come già nel 2016 più del 50% delle aziende stessero offrendo soluzioni assicurative connesse per il settore auto.

Secondo l’Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano, a fine 2020 erano attivi 17,3 milioni di veicoli connessi – il 45% di quelli in circolazione – e il mercato valeva quasi 1,2 miliardi di euro. Le soluzioni più diffuse erano i dispositivi Gps, capaci di localizzare il veicolo e tracciare le sue caratteristiche principali, ma stanno attraversando una forte crescita anche le auto connesse tramite SIM o con sistemi bluetooth.

Tra le diverse compagnie che offrono assicurazioni connesse per auto nel nostro Paese troviamo Allianz: la sua formula Sesto Senso installa un dispositivo GPS con speciali sensori in grado di localizzare l’auto e allertare i soccorsi in caso di emergenza o di furto.

Nel 2018 invece Generali Italia ha lanciato Jeniot, una società ad hoc dedicata allo sviluppo dell’Internet of Things e di dispositivi innovativi per la connected insurance in ambito auto, casa e salute.

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