L'EDITORIALE

Il nuovo welfare che nascerà dal coronavirus

La pandemia cambia la percezione del rischio. Cresce la domanda di protezione, le aziende rispondono con polizze per i dipendenti. Ma come gestire il controllo delle condizioni di salute per evitare i contagi? Dovrà cambiare la cultura della privacy nel quadro di un nuovo welfare che sarà un’opportunità per le assicurazioni

Pubblicato il 03 Apr 2020

Photo by Markus Spiske on Unsplash

Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ce l’ha ricordato: dobbiamo imparare a convivere con il virus. La nostra percezione del rischio, il bisogno di protezione non potranno quindi che cambiare. Anzi, stanno già cambiando.
Il Covid-19 è un punto di svolta storica, per i suoi effetti sanitari, sociali ed economici a livello globale. Ci sarà un prima e dopo e nell’era A.C. (After Covid-19) la nuova Grande Minaccia sarà virale e inevitabilmente modificherà comportamenti, modelli economici, relazioni industriali con impatti rilevanti sul business delle assicurazioni e sul welfare aziendale.

Il Nuovo Grande Rischio Globale: i virus

L’ormai celebre intervento di Bill Gates al Ted di Vancouver, anno 2015, non è la previsione di una Cassandra ma un allarme molto più importante: dopo la minaccia nucleare, eredità della Seconda Guerra Mondiale, il Nuovo Grande Rischio Globale è il virus, anzi i virus. Contro la bomba atomica si sono mobilitate energie finanziarie, politiche, militari: le azioni di deterrenza sono state enormi, l’ossessione di intere generazioni. Nulla di simile è ancora stato fatto per e contro i virus. E anche il Covid-19 lo ha drammaticamente confermato: non esistono truppe sanitarie e scientifiche pronte a intervenire immediatamente lì dove si manifesta la minaccia. Anche i protocolli di emergenza sono incerti , locali. Di fronte ai quotidiani bollettini sanitari, che ricordano purtroppo quelli di guerra, servono e serviranno risposte nuove.

Perché e come cambia la percezione del rischio

Nei giorni della pandemia ci siamo ritrovati a provare emozioni, esperienze, paure che non conoscevamo o che ritenevamo distanti dalla nostra normalità. Stiamo facendo uno stress test collettivo, sentiamo ripetere spesso, perché ci siamo ritrovati a vivere, improvvisamente e senza volerlo, in un mondo che pensavamo potesse essere solo la scena di un film, dove la malattia (e la morte) è sempre in agguato.

Il Covid-19 è un rischio emergente, un rischio che affrontiamo per la prima volta. Questo genera maggiore incertezza, preoccupazione, persino paura. E aggrava la percezione del rischio, spiega Giancarlo Sturloni, autore libro “La comunicazione del rischio per la salute e per l’ambiente”, che commenta: “Spesso ci lamentiamo per le cose sbagliate, indipendentemente dalla dalla loro evidenza statistica. La famigliarità spiega perché, nonostante l’elevato numero di vittime, quasi non facciamo più caso a rischi importanti ma a cui siamo ormai assuefatti, come gli incidenti automobilistici o l’inquinamento dell’aria” . Il Covid-19 ci fa paura anche e soprattutto perse è uno sconosciuto che sta sconvolgendo la nostra normalità, a cui difficilmente potremo tornare.

La risposta delle aziende: polizze sanitarie per tutti

Nell’emergenza le aziende stanno rispondendo con un ricorso massiccio a polizze sanitarie: Enel lo ha fatto per i suoi 68mila dipendenti in tutto il mondo così come FS o il Gruppo Atlantia (Autostrade, Aeroporti di Roma). Nel settore alimentare, poi, molte aziende, da Barilla a Granaralo, stanno integrando le coperture offerte dai Fondi Sanitari di categoria. Insomma, sta esplodendo una nuova domanda di protezione che passa anche dalle necessità ed esigenza delle imprese. Ed è solo l’inizio.

L’emergenza finirà ma tutto dovrà essere organizzato attorno alla presenza della minaccia virale nelle nostre vite, nel lavoro, nella formazione, nelle attività commerciali. Molti business dovranno ripensare i loro modelli, moltissime imprese dovranno accelerare sull’adozione di tecnologie digitali ma per tutti resterà la necessità di una massiccia e inedita “sorveglianza” sanitaria.

I test seriologici e lo screening di massa

Da qualche giorno si parla sempre di più di test seriologici in grado di stabilire chi è immune o chi si è auto immunizzato: una sorta di lasciapassare sanitario che potrebbe permettere di uscire, lavorare, divertirsi senza alcun pericolo per sé e per gli altri. Sembra che questi test ancora non siano affidabili ma prima o poi lo saranno. Chi si farà promotore di questo screening di massa? Chi sosterrà le spese? Come saranno raccolti e gestite le informazioni in grado di superare le barriere elettroniche già introdotte in alcuni Paesi del Far East? Le aziende avranno un ruolo e una responsabilità in questa nuova situazione e le assicurazioni si troveranno a gestire una domanda imprevista di tutela sanitaria e soluzioni per un welfare di nuova generazione.

La pandemia e la privacy: che cosa cambierà

La pandemia sta stressando tutti i temi relativi alla privacy. Nell’emergenza evidentemente alcuni nostri diritti sono stati compressi (a partire dal più semplice: la libertà di movimento), ma non tutto è possibile. Per esempio una grande azienda non può oggi costringere i dipendenti a effettuare un esame medico e tantomeno a valutarli in base ai risultati. Ma che cosa succede se le condizioni di salute di un solo dipendente possono mettere a rischio il benessere di tutti gli altri e l’operatività stessa dell’azienda. Un tema questo che non va letto solo in termini di business e di profitto: che cosa accadrebbe se si ammalassero tutte le persone di un team di una compagnia telefonica necessario per garantirci la connettività? E se tutti i tecnici di una squadra di emergenza di una società dell’energia venissero contagiati da un virus, come potrebbero intervenire in caso di guasto in una centrale che alimenta un ospedale e i respiratori che tengono in vita altri contagiati?

Nuovo welfare: più protezione e più controllo

Nella nuova epoca dei virus dovremo probabilmente modificare velocemente la nostra cultura (e norme) sulla privacy e abilitare nuovi strumenti per tenere in equilibrio la tutela personale e quella collettiva. Sarà possibile farlo solo in un nuovo welfare aziendale che preveda uno scambio ragionevole fra esigenza di controllo e protezione vera della salute degli individui. Le aziende dovranno credere e far credere di preoccuparsi della salute dei loro collaboratori per poter pretendere di gestire le informazioni. Sarà un processo complesso, con accelerazioni e frenate, a tratti aspro, in cui le compagnie di assicurazioni potranno giocare un ruolo centrale se sapranno passare dalla vendite di polizze alla proposta di progetti integrati di protezione.

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Giovanni Iozzia

Direttore di EconomyUp, InsuranceUp e Proptech360, ha studiato sociologia ma da sempre segue la tecnologia. È stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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