Nathalie Dorè (BNP Paribas Cardif): ecco come portiamo innovazione e più accessibilità nelle assicurazioni

Nathalie Dorè, Chief Digital and Acceleration Officer, racconta come funziona l’innovazione di BNP Paribas Cardif: tra innovazione interna e open innovation, con un occhio attento all’accessibilità per portare l’assicurazione a tutti coloro che ne hanno bisogno

Pubblicato il 10 Nov 2021

Nathalie Dorè, Chief Digital and Acceleration Officer BNP Paribas Cardif

Innovazione interna e open innovation, con un occhio attento all’accessibilità per portare l’assicurazione a tutti coloro che ne hanno bisogno: è la ricetta di innovazione di BNP Paribas Cardif.

Nathalie Dorè, Chief Digital and Acceleration Officer alla guida dell’accelerazione digitale e del Gruppo, in questa intervista a InsuranceUp racconta come funziona la “macchina” che lavora per il raggiungimento della mission dell’azienda.

Mission che torna nel tema di Open-f@b Call4Ideas 2021, ottava edizione dell’open innovation contest promosso in collaborazione con InsuranceUp: “l’Assicurazione + Accessibile”. A fine novembre si conosceranno i vincitori, che saranno selezionati con un obiettivo preciso: individuare soluzioni per essere sempre più vicini ai clienti, per offrire protezione a quante più persone possibili, con un focus su inclusività, semplicità e accessibilità.

Segui qui l’evento finale del 25 novembre 2021

Partiamo dalle basi: com’è strutturata l’attività di innovazione all’interno di BNP Paribas Cardif?

In BNP Paribas Cardif, l’attività di innovazione è organizzata in tre step principali: Esplorazione, Sperimentazione e Industrializzazione.

La fase di Esplorazione consiste nel ricercare idee innovative interessanti, tra contest come Open-F@b Call4Ideas, iniziative interne e attività di scouting.

Nella fase di Sperimentazione testiamo il mercato con progetti pilota o su piccola scala, per verificare nel concreto la portata innovativa del nuovo prodotto ed il suo potenziale di crescita. Utilizziamo una metodologia lean startup, un processo dedicato per lavorare con le piccole realtà innovative: all’interno delle nostre Innovation Factory, il cui cuore per l’Europa è il nostro acceleratore BivwAk!, testiamo le proposte delle startup e otteniamo la risposta degli utenti finali. È qui che si ferma la corsa di quei progetti che potevano sembrare interessanti in teoria, ma non stimolano l’“appetito” del mercato. Cruciale in questa fase è essere veloci, per differenziare in fretta i progetti su cui continuare ad investire da quelli senza futuro.

Infine, ultima ma non meno importante, è la fase di industrializzazione, dove i progetti più interessanti vengono strutturati su larga scala, pronti ad affrontare il mercato. È uno step spesso sottovalutato che invece fa la differenza tra un progetto di successo e un bel PoC senza alcun vero impatto.

Per dare un’idea dei numeri, in media acceleriamo con questo metodo 8 progetti all’anno in Asia e 6 in Europa, di cui il 25% arrivano alla fase di industrializzazione.

Per sperimentare le innovazioni più disruptive utilizziamo sandbox, ambienti controllati e protetti per testare nuovi prodotti. Abbiamo un’Innovation Factory per ogni regione: una in Asia, una in Europa e una in costruzione in America Latina.

E a livello locale?

Per quanto riguarda i diversi Paesi in cui operiamo, la nostra politica è quello fornire a tutti gli strumenti e le best practice necessarie ad innovarsi e di “esportare” le migliori innovazioni di ogni area locale alle altre. Così facendo creiamo un sistema virtuoso dove il meglio di ognuno è valorizzato ed esteso a tutte le altre aree dove quel tipo di innovazione può essere applicata.

Abbiamo a questo scopo programmi come l’annuale Innovation Ambassador Program, dove ognuno dei 33 Paesi partecipanti presenta le sue migliori iniziative innovative d’impatto. Assieme agli Head of Strategy e Head of Region delle varie aree valutiamo quali abbiano il maggior potenziale a livello di compagnia. Gli Ambassador selezionati poi si occupano per l’anno successivo di organizzare sessioni di formazione, in cambio di visibilità sia all’interno del gruppo sia in grandi eventi di innovazione.

Qual è il peso dell’open innovation all’interno dell’innovazione di BNP Paribas Cardif?

Crediamo che l’open innovation sia una parte fondamentale del nostro percorso. L’innovazione è nel DNA di BNP Paribas Cardif fin dalla sua nascita. Abbiamo sempre investito sia in innovazione interna sia in collaborazioni con compagnie e startup: sono come due “gambe” per la compagnia, entrambe ugualmente importanti

Siamo sempre al lavoro per migliorare i nostri processi e la nostra capacità di assorbire e sviluppare innovazione. Principalmente ci stiamo concentrando su tre assi: trovare nuove collaborazioni con partner B2B2C come banche o retailers, investire in piattaforme digitali, e spingere sull’impatto sociale, in particolare tramite l’accessibilità – progetto per cui un importante pillar è il nostro contest di open innovation Open-f@b Call4Ideas.

Che cosa significa per una compagnia come BNP Paribas Cardif essere più accessibile?

Rendere l’assicurazione più accessibile vuol dire renderla fruibile da tutte le persone che hanno bisogno di protezione. Oggi vediamo ancora, a livello globale e in Italia in particolare, un grande “protection gap”, ovvero una vasta fetta di popolazione che non ha alcuna copertura assicurativa. Maggiore accessibilità significa raggiungere più persone e diminuire questo “buco” di protezione. Nel concreto significa prima di tutto offrire prodotti assicurativi più semplici, chiari e trasparenti, dando alle persone la possibilità di capire come funzionino e come possano proteggerli.

Qual è il ruolo della tecnologia in questo processo?

La tecnologia e il digitale sono strumenti molto importanti a questo scopo.

Il digitale può essere prima di tutto un nuovo canale, più efficiente di quello tradizionale. È attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e permette di sottoscrivere un’assicurazione e avere accesso a claim e a tutti gli altri servizi in qualsiasi momento ce ne sia bisogno.

Ma non solo: è essenziale perché permette di educare il consumatore. Grazie all’accesso a internet, è uno strumento prezioso per aumentare la consapevolezza del rischio e le opportunità di protezione. Vediamo per esempio la questione del rischio informatico per bambini e ragazzi, e come la tecnologia digitale può aiutare le famiglie ad essere proattive nel proteggere i propri figli.

Crediamo che il canale digitale sia solo un punto di partenza. Vogliamo spingerci oltre, per fare il digitale ed essere digitali a tutto tondo, a partire dal modo di pensare e progettare i nuovi prodotti assicurativi di domani.

Questo è un percorso che non affrontiamo da soli, ma fianco a fianco con i nostri collaboratori e altre realtà innovative.

Qual è la posizione di BNP Paribas Cardif rispetto al crescente trend dell’Open Insurance?

La trasformazione del settore assicurativo verso un sistema aperto è qualcosa che abbiamo già visto nel settore finanza con la diffusione dell’Open Banking. Di fronte a questa trasformazione, le strade sono due: si può essere reattivi, e limitarsi ad adeguarsi alla transizione in atto, oppure proattivi, e cercare di cavalcarla.

BNP Paribas Cardif si muove all’interno di un’architettura aperta. Riguardo all’Open Insurance, ci prospettiamo due possibili approcci: offrire soluzioni ad altri player con un approccio “as a service” e usare gli asset di altri player con un approccio “as a platform”. Stiamo al momento lavorando su entrambi.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati