L'EDITORIALE

La forza (e la lezione) delle startup

Nonostante il Covid, le startup continuano a crescere e mostrano una capacità di innovazione e reazione a cui dovrebbero ispirarsi le grandi aziende. Come le compagnie di assicurazione, che restano la principale fonte di protezione, ma devono innovare per difendere la loro posizione

Pubblicato il 04 Dic 2020

Photo by Belinda Fewings on Unsplash

Da settembre 2019 a ottobre 2020 negli Stati Uniti le startup sono crescite del 40%. Un dato che all’Economist ha fatto titolare così: “The number of new businesses in America is booming”.

In Italia non possiamo certo parlare di boom ma, se andiamo a guardare i numeri dei report che il Ministero dello Sviluppo Economico pubblica ogni tre mesi, troviamo dati che forse molti non si aspetterebbero in un anno terribile come il 2020, segnato dalla pandemia e dalla conseguente crisi economica.

Le startup innovative erano 10.610 a fine settembre 2019. Sono diventate 12.068 al 30 settembre 2020. Oltre 1.400 in più con un incremento di circa il 14%, che non è poca roba in un esercizio in cui l’ISTAT prevede un calo del PIL di quasi il 9%.

E c’è di più. Se andiamo a scorporare i numeri del Registro delle imprese per trimestri, scopriamo che oltre la metà (862) delle nuove imprese innovative sono nate da aprile 2020, quindi in pieno lock down. Gli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano l’hanno definito “effetto startup” nel loro nuovo report. E non solo per il costante tasso di natalità ma anche per la reattività (ben il 63% ha lanciato iniziative e soluzioni gratuite per fronteggiare l’emergenza sanitaria) e l’adattabilità (il 30% ha modificato il proprio modello di business).

In una parola: la resilienza dimostrata dalle startup è stata esemplare e in qualche modo il mercato le ha premiate, visto che l’ecosistema ha retto all’impatto della pandemia: nel 2020 gli investimenti sono scesi solo del 2%, secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Startup Hi-Tech del Polimi e in totale sono stati raccolti 683milioni di euro. Un rallentamento inevitabile ma contenuto.

Certamente anche le startup, specie in alcuni settori particolarmente colpiti dal lockdown come il turismo ad esempio, hanno sofferto. Ma in questo anno orribile hanno tratto vantaggio dello stress digitale a cui tutti siamo stati sottoposti, nel lavoro come nello studio e nel tempo libero: quando abbiamo cercato un servizio digitale con una customer experience amichevole spesso abbiamo trovato più pronte le startup o le aziende che hanno sviluppato progetti con le startup.

La forza delle startup è stata evidente anche in occasione della settima edizione di Open-F@b Call for Ideas, il contest internazionale promosso da BNP Paribas Cardif con InsuranceUp. Non è mancata la partecipazione, non sono mancati i progetti di valore, non poteva mancare la digital battle per arrivare ai 10 finalisti. E i tre vincitori segnalano aree sensibili del Next Normal: la sicurezza personale nell’infosfera, la cybersecurity, la digital health.

Per l’industria assicurativa la pandemia è un momento di svolta che ha impresso accelerazione a cambiamenti in corso da tempo. I dati dicono che le Compagnie restano ancora la principale fonte di protezione (vedi il Report 2020 dell’Osservatorio Fintech & Insurtech), ma si fa largo una nuova disponibilità a prendere in considerazione altri interlocutori. Sta già accadendo, succederà sempre di più. Per i leader sarà possibile comprendere i cambiamenti e mantenere le posizioni solo con un’attenta osservazione delle startup, della loro intraprendenza e creatività. Per investire, collaborare, sperimentare. Comunque per attrezzarsi ad affrontare il Next Normal.

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Giovanni Iozzia

Direttore di EconomyUp, InsuranceUp e Proptech360, ha studiato sociologia ma da sempre segue la tecnologia. È stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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