Millennial, come selezionare i talenti per il mondo assicurativo

Competenze digitali, mindset imprenditoriale, lingue, soft skill sono i fattori chiave per individuare i migliori profili da inserire in azienda. Magari mettendoli alla prova in un contest, come spiega Natalia Musazzi, Head of Recruting & Employer Branding, BNP Paribas

Pubblicato il 05 Lug 2017

Catalina e Cindy, con il progetto “Healthy Rewards”, sono le studentesse vincitrici di #TheIdea4U, il contest promosso da BNP Paribas Cardif per trovare giovani innovatori tra gli studenti universitari, coinvolgendoli in una competizione tra pari per la realizzazione di un progetto per l’assicurazione del futuro. Le due studentesse vincitrici hanno così ottenuto un’esclusiva opportunità di stage all’interno della Direzione Marketing di BNP Paribas Cardif, con la possibilità di contribuire allo sviluppo di prodotti digitali assicurativi innovativi.

Il classico colloquio di lavoro sembra stia per andare in pensione, le competenze oggi necessarie per lavorare in un’azienda dinamica, innovativa, digitale, vanno al di là di quanto un curriculum può raccontare e di quanto può emergere in un incontro formale. E’ necessario trovare nuove modalità di recruiting, modalità che mettendo alla prova le capacità delle persone, permettano una selezione ‘naturale’ delle stesse.

Natalia Musazzi (nella foto), Head of Recruting & Employer Branding, BNP Paribas, spiega in questa intervista la strategia recentemente adottata dalla compagnia per individuare nuove risorse umane tra millennial e generazione Z.

Com’è cambiato l’approccio di BNP Paribas nella ricerca dei giovani talenti?

Con il team Recruting & Employer Branding di BNP Paribas in Italia, che ha collaborato anche al contest di BNP Paribas Cardif #Theidea4U, puntiamo sempre più verso eventi qualitativi e interattivi che consentano agli studenti di mettersi in gioco fin da subito attraverso prove di recruiting innovative, studiate per testare “sul campo” attitudini e competenze e selezionare così i candidati che attuano comportamenti in linea con queste attitudini. E’ un confronto più costante e più diretto con i giovani, basato su azioni sinergiche che favoriscono un più facile inserimento nelle aziende dove oggi tutto corre più veloce.

Si va quindi dal Coaching per valorizzare le proprie competenze sui social, e non, ai Business Game, per risolvere business case reali, dallo storytelling dei nostri Ambassador, persone di BNP che mettono al servizio degli studenti la propria esperienza, ai Recruiting on Campus, dagli Hackatlon, dove gli studenti si confrontano anche con startupper e piccoli imprenditori, fino ai contest a loro dedicati dove si sfidano con battle in diretta per aggiudicarsi uno stage.

Con le nuove sfide del mondo digitale, quali sono gli skills che non devono mancare?

Tra i nuovi KPI, in primis ci sono appunto le competenze digitali e il mindset imprenditoriale. La conoscenza delle lingue, in un contesto sempre più connesso e globalizzato, è poi oggi un must assoluto. Ma anche il coraggio di mettersi in gioco senza aver paura di sbagliare, l’approccio al lavoro di team, il problem solving, il pensare fuori dagli schemi.

Quali caratteristiche e aspettative hanno millenials e generazione Z rispetto ai giovani di qualche anno fa?

Sono un po’ disorientati dalla continua evoluzione del contesto lavorativo e sociale ma proprio per questo sono più inclini al cambiamento e alla flessibilità, che non significa precarietà. Ormai disillusi circa il mito del posto fisso, non lo cercano nemmeno in un certo senso, o almeno non a tutti i costi. Vogliono inserirsi in contesti capaci di valorizzare il loro talento e dove poter essere ascoltati ma se non trovano queste gratificazioni non hanno paura di cercare altrove o di reinventarsi, magari avviando una startup. Perché il “tutto, subito e bene” richiesto dalle aziende vale anche, e soprattutto, per questi ragazzi, cresciuti nel mondo degli smartphone e dei social, del food delivery, del car sharing e dell’ecommerce che ti “coccola”.

E poi ormai sono loro che ti scelgono. Lo fanno con logiche nuove, basate sull’emotional appeal, ossia su un sistema di valori in cui riconoscersi dove conta la reputazione dell’azienda – non più solo il brand – il suo impegno verso clienti, comunità, ambiente e collaboratori – il “nice place to work” -, la sua capacità di innovare e i percorsi di crescita che offre. Un vero cambio di paradigma che le aziende devono essere pronte ad affrontare.

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