I clienti italiani fedeli ai canali tradizionali: solo il 14% compra la polizza online

E’ uno dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano. Un dato su cui riflettere ma che, da solo, non racconta tutta la verità sulla trasformazione in atto nel mondo fintech nel suo complesso. Intanto, gli agenti assicurativi possono stare tranquilli

Pubblicato il 10 Dic 2019

L’innovazione digitale del settore bancario, finanziario e assicurativo inizia ad avere un impatto finalmente visibile, con effetti che diventeranno via via più marcati. Non v’è dubbio che assisteremo ad una profonda trasformazione dell’industria, con una forte ridefinizione dei confini della competizione. Tre le direttrici su cui agire, innanzitutto, gli operatori devono saper definire strategie di open innovation e collaborare con attori anche diversi, in primis fintech e insurtech, per sviluppare il cambiamento. Inoltre, le fintech e le insurtech devono saper dialogare con gli incumbent per ‘scalare’ più velocemente e ottimizzare il rapporto tra i costi e i benefici della crescita. Infine, sarà necessario pensare ad operazioni straordinarie per raggiungere quelle dimensioni coerenti con gli investimenti necessari alle economie di scala e di scopo del mercato digitale“.

Così Marco Giorgino, Direttore scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, incornicia in una nota stampa, gli ultimi dati dell’Osservatorio relativi al mercato italiano.

Il digitale in Italia è un processo di tranquilla metabolizzazione che conduce a progressi visibili e solidi di anno in anno, ma senza exploit. Questa lettura vale sia lato aziende che lato clienti.

Sono 12,7 milioni di italiani utilizzano servizi Fintech & Insurtech con alto livello di soddisfazione.

Lo scorso anno, lo stesso report ne aveva contati 11 milioni, quindi non si può parlare di grande entusiasmo degli italiani per i servizi finanziari e assicurativi erogati via internet.

C’è da sottolineare che il dato cambia notevolmente se si guarda alla fascia d’età:  i giovani tra i 18 e 24 anni usano nettamente di più i canali digitali nella loro relazione con banche e assicurazioni, infatti, dice il report, l’89% conosce bene almeno un servizio finanziario digitale e il 72% ne usa almeno uno. I servizi più utilizzati sono il Mobile Payment (14%) e i Chatbot per comunicare con la banca (10%), mentre tra i meno utilizzati ci sono le assicurazioni istantanee/on demand (2%), la gestione dei sinistri da mobile (2%) e le assicurazioni con premi basati sul comportamento (1%). Tutti servizi, questi ultimi, che però riscuotono il maggior grado di soddisfazione.

Riguardo alle assicurazioni, solo il 14% degli utenti ha già acquistato una polizza completamente online (l’86% di questi una polizza auto, poche coperture per la casa e prodotti vita). La maggioranza (66%) dei consumatori non ha mai acquistato polizze in forma digitale e non intende farlo nel prossimo futuro, principalmente per mancanza di fiducia e perché soddisfatto del canale tradizionale. La condivisione dei dati è sempre più rilevante: già oggi il 12% della popolazione italiana condivide informazioni sullo stile di guida tramite black box e a le preclusioni sono limitate, con il 65% che condividerebbe informazioni sullo stile di guida, il 66% sulla sicurezza della casa, il 62% sulla salute fisica.

Il comportamento delle PMI

Nella scelta delle assicurazioni, le PMI si rivolgono principalmente ad attori tradizionali, come compagnie assicurative (90%) e banche (36%), acquistando soprattutto con modalità tradizionali (il 78% delle PMI opta per un canale completamente fisico), ma il 18% che si affida a soluzioni ibride, dove il digitale supporta il processo.

Questo dato è rimasto praticamente invariato rispetto allo scorso anno, anche allora infatti, le PMI risultavano poco propense ad allontanarsi dal classico rapporto con l’agente assicurativo.

Servizi online e offline in concorrenza

Alla luce di tali dati è d’obbligo domandarsi quale fattore freni ancora un pieno slancio in Italia da parte dei consumatori verso i servizi finanziari e assicurativi digitali.

Certamente un ruolo decisivo è giocato in ambito assicurativo dal rapporto di fiducia che lega consumatori e agenti assicurativi che, anche se non sono a disposizione H24 e sempre connessi, hanno però la capacità di umanizzare la relazione, di dare suggerimenti, consigli, accompagnare all’interno di processi che ancora oggi risultano complessi per la maggior parte delle persone. Inoltre, bisogna ricordare che la digital transformation riguarda moltissimo  i processi interni e gli strumenti messi a disposizione degli agenti, il che conduce al fatto che oggi l’agente può spesso offrire anche un prezzo migliore di quello che trova online.

In definitiva, i clienti non cercano il servizio digitale a tutti i costi, cercano il servizio migliore e che li fa sentire tranquilli.

La chiave è quindi, per le Compagnie, mettere l’innovazione digitale al servizio del cliente e farlo bene, un percorso in cui possono aiutare le startup e la open innovation.

Startup fintech e insurtech

Sono 326 le startup Fintech & Insurtech censite in Italia, per un volume di finanziamenti complessivo di 654 milioni di euro. In media 2,6 milioni per azienda, non ancora capitali consistenti (con l’eccezione alcuni di casi limitatissimi come i 100 milioni di Prima Assicurazioni e gli oltre 70 di MoneyFarm). I settori in cui operano sono eterogenei: dai servizi bancari (42%) ai servizi tecnologici orientati al mondo finanziario e assicurativo (25%).

Il 44% delle startup fintech & insurtech ritiene che sarebbe utile creare un Sandbox Italiano, la sperimentazione di un’attività disciplinata dalla normativa del settore bancario, finanziario, assicurativo, previsto dal legislatore a giugno 2019, a prescindere dal rientrare o meno nel perimetro regolamentato di Banca d’Italia – evidenzia Laura Grassi, co-Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -. Le ragioni principali sono poter crescere di più riducendo i costi, potendo sperimentare nuove soluzioni, creando fiducia negli stakeholder, e adempiere più efficientemente alla regolamentazione“.

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