Cyberbullismo, ecco le “protezioni” che ora garantisce la legge

Anche in Italia le violenze digitali sono entrate nell’ordinamento giuridico. Dall’oscuramento dei contenuti illegali alla formazione a scuola, dall’intervento del Questore al monitoraggio di Palazzo Chigi, il testo approvato alla Camera risponde a un bisogno che ha visto nascere anche diverse startup

Pubblicato il 18 Mag 2017

La parola “cyberbullismo” è ufficialmente entrata nell’ordinamento italiano. La legge che disciplina con una prima serie di norme e indicazioni il fenomeno che allarma tanti giovani e tante famiglie era attesa da tempo e finalmente ha raggiunto l’ok definitivo.

Ecco i capisaldi della nuova legge, secondo la sintesi realizzata da CorCom.

Identikit del cyberbullo. Entra per la prima volta nell’ordinamento una puntuale definizione legislativa di cyberbullismo. Bullismo telematico è ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori. Nonché la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo

Oscuramento del web. Il minore sopra i 14 anni vittima di cyberbullismo (o anche il genitore) può, chiedere al gestore del sito internet o del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete. Se non si provvede entro 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore. Dalla definizione di gestore, che e’ il fornitore di contenuti su internet, sono comunque esclusi gli access provider, i cache provider e i motori di ricerca.

Docente anti-bulli in ogni scuola. In ogni istituto tra i professori sarà individuato un referente per le iniziative contro il cyberbullismo. Al preside spetterà informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo informatico e attivare adeguate azioni educative. L’obbligo di informazione è circoscritto ai casi che non costituiscono reato. Più in generale, il Miur ha il compito di predisporre linee di orientamento di prevenzione e contrasto puntando, tra l’altro, sulla formazione del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti e la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti, mentre ai singoli istituti è demandata l’educazione alla legalità e all’uso consapevole di internet. Alle iniziative in ambito scolastico collaboreranno anche polizia postale e associazioni territoriali.

Ammonimento da parte del questore. In caso di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito di dati personali via web, fino a quando non vi sia una querela o denuncia il cyberbullo, sulla falsariga di quanto già è previsto per lo stalking, potrà essere formalmente ammonito dal questore che lo inviterà a non ripetere gli atti vessatori. Insieme al minore sarà convocato anche un genitore. Gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età.

Piano d’azione e monitoraggio. Presso la Presidenza del consiglio verrà istituito un tavolo tecnico con il compito di redigere un piano di azione integrato per contrastare e prevenire il cyberbullismo e realizzare una banca dati per il monitoraggio del fenomeno.

Ricordiamo che, come avevamo riportato in questo articolo,  già negli scorsi anni l’Istat aveva rilevato che in Italia poco più del 50% degli 11-17enni è stata vittima di bullismo (offline-online); e nel 2016 la Polizia Postale ha reso noto che sono state 235 le denunce per reati di diffamazione on line (18%), ingiurie, minacce e molestie (37%), stalking (3%), furto identità sui sociale (30%), diffusione di materiale pedopornografico (13%) con dei minori come vittime. In 31 casi i denunciati erano essi stessi dei minori e il 6% degli adolescenti è vittima di cyberbullismo. Ovviamente, quanto denunciato è solo la parte più piccola del fenomeno.

Per fronteggiare il fenomeno l’accento è sempre particolarmente posto su informazione, prevenzione, sensibilizzazione e monitoraggio, ma anche aiuti possono giungere anche dal mondo tecnologico. 

Per esempio, Hello Soda, una startup nata in UK, che si occupa di big data e text analytics, è capace di utilizzare queste informazioni per profilare le persone con un alto livello di dettaglio, fornendo anche analisi su profili di rischio. Il software è nato per il business, per la profilazione dei clienti, ma a fine 2015 la società ha lanciato anche un prodotto per le famiglie che permette di monitorare, in modo non intrusivo e con il consenso del minore, la vita online del proprio figlio, analizzando se ha un comportamento appropriato e individuando la sua esposizione al rischio. Un report quotidiano e avvisi in tempo reale, con la geo-localizzazione delle attività social, permettono al genitore di tenere sotto controllo la vita digitale del figlio.

Una startup piemontese, Toothpicnata da un progetto di ricerca del Politecnico di Torino e attualmente incubata da I3P, ha sviluppato una tecnologia software basata sul riconoscimento del rumore lasciato dal sensore delle fotocamere digitali, che permette di associare univocamente una foto a un preciso (e solo a quello) dispositivo fotografico o smartphone. Una soluzione può essere sicuramente uno strumento per affrontare anche il problema del cyberbullismo, poichè è in grado di trovare tra milioni di immagini tutte quelle scattate da un certo dispositivo. Nelle mani delle forze dell’ordine esso rappresenta uno strumento di fondamentale importanza, per tutti quei casi in cui, per esempio, un atto di bullismo è stato immortalato e diffuso a macchia d’olio ad esempio tramite gruppi whatsapp.

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