Dagli attacchi cyber al cambiamento climatico: cosa spaventa le aziende nel 2022

Attacchi cyber, interruzione delle attività produttive, problemi nella catena dei trasporti e calamità naturali: sono questi i principali elementi a cui, nel 2022, le aziende guardano con preoccupazione

Pubblicato il 14 Feb 2022

Attacchi cyber, interruzione delle attività produttive, problemi nella catena dei trasporti e calamità naturali: sono questi i principali elementi a cui, nel 2022, le aziende guardano con preoccupazione.

A rivelarlo è l’ultima edizione dell’Allianz Risk Barometer, una classifica che ogni anno dà conto dei fattori percepiti come più preoccupanti dal mondo corporate. Lo studio è basato su una serie di sondaggi e interviste a cui hanno partecipato 2.650 compagnie, provenienti da 89 Paesi e attive in 22 settori diversi.

I maggiori fattori di rischio per le aziende nel 2022

Il panorama delineato dalla nuova indagine modifica, seppur non in modo sostanziale, quanto emerso dall’indagine relativa al 2021. Salgono infatti dal terzo al primo posto i rischi legati agli incidenti cyber, e dal sesto al terzo posto le catastrofi naturali. Le paure legate all’interruzione delle attività produttive o a problematiche nella catena dei trasporti scendono invece dalla prima alla seconda posizione.

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Al quarto posto della classifica troviamo le minacce legate alla pandemia di Covid-19, seguite da possibili modifiche a livello normativo o legislativo e da fattori quali il cambiamento climatico; gli incendi o le esplosioni; la volatilità e i cambiamenti nei mercati; la mancanza di forza lavoro specializzata e infine, al decimo posto, gli sviluppi macroeconomici come le politiche monetarie o i programmi di austerità.

Le imprese italiane seguono i trend internazionali: anche nel nostro Paese il primo elemento di preoccupazione per le aziende è rappresentato dai rischi informatici, seguiti dai blocchi alla produttività e dalle catastrofi naturali.

Il pericolo degli attacchi informatici

Da anni ormai gli attacchi cyber trovano posto sul podio dei maggiori elementi di preoccupazione per le aziende: erano al terzo posto nel 2021, al primo nel 2020 e al secondo nel 2019 e nel 2018. Oggi sono considerati come l’elemento potenzialmente più pericoloso dalle aziende di una lunga lista di Paesi tra cui, oltre all’Italia, l’Austria, il Belgio, l’india, il Giappone e il Regno Unito.

Più nel dettaglio, le tipologie di rischio più temute sono i ransomware – sistemi che infettano un dispositivo e chiedono un riscatto (ransom, in inglese) per essere eliminati – e le violazioni di dati sensibili, entrambi menzionati dal 57% dei partecipanti alla ricerca.

Altre modalità di attacchi informatici percepiti come particolarmente minacciosi per l’attività aziendale sono quelli legati al lavoro da remoto e ai sistemi che gestiscono le catene di trasporto e assemblaggio delle merci, spesso basati su meccanismi automatizzati.

D’altra parte, l’attenzione alla tecnologia e lo sviluppo di strumentazioni sempre più all’avanguardia ha portato a un miglioramento nelle tattiche di attacco ed estorsione digitale: gli hacker oggi possono operare a costi molto contenuti, colpire migliaia di aziende contemporaneamente e causare danni a volte irreversibili.

Il settore dei rischi informatici rappresenta quindi un’enorme possibilità per le compagnie assicurative, e un elemento su cui puntare per sviluppare nuove linee di prodotti.

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L’interruzione delle attività produttive e le catastrofi naturali

Al secondo posto troviamo le possibili interruzioni nella catena produttiva, un problema che nel 2021 occupava il primo posto della classifica. La pandemia di Covid-19 ha infatti messo in risalto le difficoltà legate a un mondo sempre più interconnesso e la vulnerabilità dei trasporti intercontinentali.

Dato che i sistemi che regolano il flusso di beni e merci sono spesso gestiti in modo digitale, il rischio di malfunzionamenti o intrusioni informatiche è percepito come particolarmente problematico dalle aziende. Allo stesso tempo anche fattori più tradizionali possono mettere in difficoltà le catene produttive, dalla mancanza di materie prime alle oscillazioni dei flussi di domanda e offerta.

Al terzo posto troviamo le catastrofi naturali, che salgono di tre posizioni rispetto al 2021. Gli sconvolgimenti portati da calamità quali incendi, terremoti o inondazioni preoccupano sempre più le aziende, che già oggi si trovano a dover fare i conti con le loro ripercussioni su edifici, infrastrutture e attività commerciali. Dal punto di vista assicurativo questo si riflette nella crescita del settore della climate insurance, basato su polizze e servizi pensati proprio per far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico.

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