Le polizze di Business Interruption ora sono più interessanti

Solo il 3% delle PMI è assicurato contro la business interruption, rileva lo studio realizzato da Cerved per Aiba, l’associazione italiana dei broker di assicurazione e riassicurazione. Ma la pandemia ha aumentato la percezione di vulnerabilità e ridefinito il perimetro del rischio

Pubblicato il 01 Lug 2020

Business Interruption: esistono polizze a copertura di tale rischio ma sono davvero poche in Italia le aziende che le conoscono e che le sottoscrivono, soprattutto tra le PMI: In Italia solo il 3% di tali aziende sono assicurate in modo specifico per l’interruzione delle attività di business, secondo uno  studio realizzato da Cerved su commissione di Aiba, l’associazione italiana dei broker di assicurazione e riassicurazione.

Secondo la ricerca, un’impresa su sei considera a rischio la propria sopravvivenza e ben il 78% percepisce come significative le ripercussioni provocate dall’emergenza sanitaria, in particolar modo le piccole aziende dei settori più colpiti, come trasporti e l’intera filiera del turismo che nel 2020 potranno vedere cali del fatturato complessivo rispettivamente del 19% e del 25% rispetto al 2019., con un valore medio generale che si colloca al -13%. L’accresciuta percezione della vulnerabilità trova conferma nelle proiezioni: se prima dell’emergenza sanitaria le imprese vulnerabili o a rischio default erano il 39,6%, si stima che questa percentuale sia destinata ad aumentare nel 2020 fino al 51% o addirittura al 57% nel caso più estremo.

L’utilità di tali polizze è emerso chiaramente durante il lockdown, un evento del tutto straordinario e rispetto al quale è pure da capire se una convenzionale polizza di Business Interruption copra il rischio ‘pandemia’, ma una cosa è certa: le aziende italiane hanno maturato consapevolezza, ed è aumentata la percezione dei rischi a cui sono esposte a 360 gradi.

L’analisi rivela infatti come lo scenario non sia esclusivamente legato a Covid19, ma contempli altri rischi che sono sempre più significativi per le aziende, ma che restano ancora sotto-assicurati, come le catastrofi naturali, il cyber risk e la salute in generale.

“Se l’accresciuta percezione di vulnerabilità maturata nel critico contesto attuale si trasformerà in una maggiore propensione alla spesa per la tutela assicurativa dipenderà anche dal livello di cultura del rischio che le imprese saranno in grado di sviluppare – commenta il Presidente di Aiba Luca Franzi – Per questo il ruolo del broker, consulente del rischio esperto del mercato assicurativo, diventa centrale per garantire la sostenibilità dell’impresa, che passa attraverso la  capacità dell’individuazione e della riduzione del rischio e, dove ineliminabile, del suo trasferimento al mercato assicurativo mediante adeguate  coperture”.

 

Photo by Drew Beamer on Unsplash

 

 

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