Internet of Things: cos’è, esempi e mercato italiano dell’Internet delle Cose

Tutti noi usiamo, talvolta senza accorgercene, dispositivi che sfruttano l’Internet of Things. Ecco come funziona e come abilita (anche) le assicurazioni

Pubblicato il 06 Giu 2022

È probabile – se non certo – che tutti noi utilizziamo almeno un dispositivo “Internet of Things” nella nostra vista quotidiana, magari senza rendercene conto. I device interconnessi, infatti, sono ormai ovunque: aiutano le aziende e gli utenti a gestire il traffico, il consumo di energia e il funzionamento delle luci domestiche, ma anche l’organizzazione degli inventari e la coltivazione dei raccolti agricoli, tra tante altre cose.

Ma a cosa fa realmente riferimento questo termine? Quali sono le sue origini, e i suoi tanti utilizzi? Ecco cos’è e come funziona l’IoT.

Definizione di Internet of Things

Il termine “Internet of Things”, spesso abbreviato con IoT, indica l’estensione di internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti. Più nel dettaglio, grazie a speciali sensori i dispositivi IoT sono interconnessi tra loro e con l’ambiente circostante, con cui interagiscono in modo intelligente, scambiandosi dati e informazioni.

Le origini di Internet of Things

Per quanto rivoluzionario, il concetto di Internet of Things non è del tutto nuovo. L’idea originaria risale infatti al 1982, quanto alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania, il marchio Coca Cola installò un rivenditore automatico capace di monitorare in tempo reale il proprio funzionamento – controllando, per esempio, il numero di lattine disponibili e la loro temperatura – e inviare le informazioni alla rete Arpanet, antenato di Internet.

Il termine “Internet of Things” è stato utilizzato per la prima volta pochi anni dopo, nel 1985, da Peter T. Lewis in un discorso a Washington, D.C. In quell’occasione, Lewis ha descritto l’IoT come “l’integrazione di persone, processi e tecnologie con dispositivi interconnessi e sensori che permettono di monitorare, manipolare e valutare da remoto lo stato e il funzionamento di questi dispositivi”.

Secondo la compania multinazionale Cisto Systems, il vero e proprio Internet of Things è nato tra il 2008 e il 2009, quando il numero di dispositivi interconnessi ha superato quello di persone.

Internet of Things

Cosa sono i dispositivi IoT?

La caratteristica fondamentale dei dispositivi Internet of Things è quella di essere interconnessi tra loro. A dispetto del nome, i dispositivi IoT non devono necessariamente essere collegati alla rete internet, ma è sufficiente che siano parte di un network comune.

La connessione che si crea permette ai dispositivi di comunicare e scambiarsi dati e informazioni utili, anche in tempo reale. Questa possibilità ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per molti settori, da quello immobiliare al mondo dello sport e del fitness, passando per la sanità, la sicurezza e l’urbanistica.

Esempi di dispositivi IoT e di come si utilizzano

I dispositivi IoT si presentano sotto diverse forme. Tra gli esempi più comuni troviamo gli smartwach e tutta la gamma di device indossabili che permettono di monitorare le funzioni corporee, dalla respirazione al battito cardiaco, aiutando l’utente a sviluppare uno stile di vita più sano.

Altro esempio di dispositivi IoT, in ambito del tutto diverso, sono quelli relativi al mondo dell’agricoltura, come i sensori in grado di monitorare i livelli di umidità, la temperatura, i venti, la composizione del suolo e la presenza o meno di agenti infestanti, aiuntando quindi gli esperti del settore a gestire in modo ottimale i propri raccolti.

Ancora, l’IoT può essere applicato al settore ambientale, con dispositivi che monitorano il consumo di energia e aiutano a ridurre gli sprechi, ma anche alla supply chain, aiutando i commercianti a tenere sempre sotto controllo il proprio inventario e migliorare la logistica.

L’Internet of Things in Italia

Secondo i dati più aggiornati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, a fine 2021 in Italia erano presenti 110 milioni di oggetti interconnessi, che corrispondono in media a 1,8 dispositivi per ogni abitante. In particolare, l’Osservatorio ha contato 37 milioni di smartphone IoT (il 9% in più rispetto al 2020) e ben 74 milioni di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione.

Oggi, una grande spinta allo sviluppo arriva anche dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che destina proprio al mondo IoT risorse per 30 miliardi di euro, divise su progetti come Smart City, Smart Buldings, Smart Factories e Assisted Living sparsi sul territorio nazionale.

“Nei prossimi anni siamo chiamati ad una sfida che determinerà il futuro delle prossime generazioni” ha detto a EconomyUp Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things. “La transizione ecologica potrà essere supportata da processi più efficienti, strumenti smart che permettano di ridurre i consumi di energia e di prevedere quando un macchinario ha bisogno di manutenzione, prima che questo si guasti. Su tutti questi fronti l’Internet of Things può svolgere un ruolo importante”.

Internet of Things e Smart Product

Un rampo sempre più noto del mondo Internet of Things è quello dei dispositivi intelligenti (“smart”), interconnessi e controllabili anche da remoto.

Fanno parte di questa categoria, per esempio, tutti i dispositivi del mondo Smart Home, dalle lampadine intelligenti ai sensori per il controllo di temperatura e qualità dell’aria. Il mercato è in forte crescita: secondo uno studio condotto dall’Osservatorio Internet of Things, nel 2021 il giro d’affari italiano dei prodotti per smart home ha toccato i 650 milioni di euro, con una crescita del 29% rispetto all’anno precedente. I prodotti più venduti sono stati gli elettrodomestici interconnessi (135 milioni di euro), seguiti dagli smart speaker (130 milioni di euro), le soluzioni per la sicurezza (125 milioni), e i dispositivi per riscaldamento e climatizzazione (110 milioni).

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L’uso di dispositivi IoT è fondamentale anche per lo sviluppo di Smart Cities, città intelligenti basate proprio su sistemi interconnessi utilizzati per monitorare molti elementi, dall’illuminazione pubblica ai parcheggi, passando per i trasporti e la viabilità. Un esempio pratico sono i semafori intelligenti, dotati di sensori in grado di rilevare la presenza o meno di macchine e pedoni, ma anche i caselli smart che permettono di pagare il pedaggio in modalità wireless.

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