Sharing economy, una sfida aperta per le Compagnie assicurative

Lloyds lo ha definito ‘expectation gap’: la gestione del rischio nell’economia della condivisione è certamente complesso, ma apre spazio a un nuovo business che le Compagnie devono riuscire a cogliere in fretta, prima che ad approfittarne siano i colossi della Silicon Valley

Pubblicato il 16 Set 2019

Concetta Desando

Redattore

Che il successo e la crescita della sharing economy abbiano aperto nuove prospettive nei settori direttamente coinvolti dal nuovo modello di attività economiche (dal car sharing al coworking, dal food delivery all’housing, solo per citare le più note) è ormai palese. Meno evidente, ma altrettanto profondo, è invece l’impatto su settori trasversali che costituiscono l’infrastruttura abilitante della sharing economy: uno su tutti, quello assicurativo. E proprio nel settore insurance la sharing economy apre grandi opportunità, dato che attualmente le polizze sono nella maggior parte dei casi studiati per attività tradizionali e non per coprire i rischi riferibili al nuovo ecosistema.

Sharing economy e polizze: l’expectation gap

Per quanto riguarda le piattaforme p2p, ad esempio, il Lloyds’ Innovation Report 2018 sulla gestione dei rischi da parte di imprese e utenti della sharing economy ha messo in luce quello che viene definito “expectation gap”: il 53% delle piattaforme di sharing ritiene che la responsabilità ultima dell’utilizzo del servizio debba essere del consumatore, mentre il 53% dei consumatori è convinta che debba essere delle piattaforme. È chiaro quindi che in scenari come questo, dove domina l’incertezza relativa alla copertura dei rischi, le compagnie assicurative potrebbero trovare terreno fertile per proporre prodotti ad hoc, ritagliandosi una nuova fetta di mercato e, al tempo stesso, determinando uno standard in un mercato che, al momento, soffre ancora dei problemi di gioventù (e di una certa anarchia che certamente non aiuta né le imprese né i consumatori in quanto a fiducia nel sistema).

Sharing economy e polizze: che cosa manca

Lo stesso rapporto dei Lloyds mette infatti in luce che il 71% degli utenti sarebbe più propenso a utilizzare i servizi della sharing economy se questi fossero coperti da una polizza assicurativa, il 70% di coloro che non condividono i propri beni (che siano auto, case o qualunque altro oggetto dell’economia condivisa) sarebbe più propenso a farlo se una polizza assicurativa li tutelasse, e il 78% dei fornitori di servizi potrebbe attrarre più utenti se a fornire la copertura assicurativa fosse nativamente la piattaforma. Le compagnie assicurative potrebbero quindi avere un ruolo fondamentale nello sviluppo, fornendo quelle certezze al momento assenti.

Sharing economy e polizze: pochi investimenti

Ciononostante, il settore assicurativo sembra ancora restio a investire: stando al 2018 Technology Vision Report di Accenture solo il 2% dei manager delle compagnie assicurative crede che la sharing economy abbia “un buon potenziale” e per questo ha già lanciato prodotti dedicati a questo mercato, mentre il 44% indica genericamente di essere pronto a entrarvi “presto”, e il 27% sta valutando l’opportunità. Il 6%, infine, crede che qualche potenzialità ci sia ma non sta considerando di investire con nuovi prodotti dedicati al settore, e l’1% è convinto che la sharing economy non abbia alcuna potenzialità per il mondo assicurativo.

Sharing economy e polizze: un business senza precedenti

Eppure i numeri sembrano far intravedere una possibilità di business senza precedenti: secondo eMarketer la sharing economy crescerà a livello globale dai 15 miliardi di dollari di fatturato del 2014 a 335 miliardi di dollari nel 2025, e nel 2021, solo negli Stati Uniti, ben 86 milioni e mezzo di persone parteciperà in qualche misura come p2p alla sharing economy. Il rischio per le compagnie assicurative, che in molti casi sono state alla finestra a guardare, è dunque ora quello di non riuscire a stare al passo: nelle scorse settimane Tesla ha lanciato la propria polizza assicurativa per i possessori delle sue auto in California, annunciando già di avere in programma una polizza ad hoc anche per supportare il network di Tesla ride sharing. E già nel 2016 il CEO della francese Axa (tra le prime, nel 2015, a testare il settore con una partnership con BlaBlaCar), Thomas Buberl, aveva spiegato al Financial Times che “oggi i nostri competitor sono Allianz e Generali, ma domani potrebbero essere Google e Facebook”. Per i grandi gruppi assicurativi, ma anche per le snelle startup del mondo insurance, dunque, la sfida della sharing economy è aperta. Ma va presa al volo, prima che ad approfittarne siano i colossi della Silicon Valley.

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Concetta Desando
Redattore

Due menzioni speciali al premio di giornalismo M.G. Cutuli, vincitrice del Premio Giuseppe Sciacca 2009, collabora con testate nazionali

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