Smart mobility, cos’è e come regge alla prova del coronavirus

La mobilità intelligente è stato negli ultimi anni un tema molto discusso, trattandosi di un tipico settore di convergenza tra nuovi bisogni, nuove tecnologie, nuovi stili di vita, forte urbanizzazione. Oggi, per colpa del coronavirus, dobbiamo forse ripensare tutto, radicalmente, ancora una volta

Pubblicato il 17 Apr 2020

Donatella Cambosu

Redattore

In questi ultimi anni tante riflessioni e molta progettualità si sono spese per trovare  il miglior punto di equilibrio tra esigenze di mobilità ed esigenze di sostenibilità. Che di questo in fondo parliamo quando si tratta di ‘smart mobility’, terminologia che rieccheggia anche ‘smart city’, ‘smart home, ”smart building’, ‘smart car’, ecc.

Smart in tutti questi casi sta per ‘intelligente’: tipicamente, l’intelligenza è quella portata dall’uso di nuove tecnologie che possono essere il nuovo prodotto dotato di funzionalità innovative o anche la gestione più intelligente delle risorse tramite app e piattaforme o l’integrazione tra queste due cose.

Fenomeni come il car o il bike sharing o i monopattini elettrici; l’avvento di veicoli connessi, elettrici, addirittura autonomi; l’idea di treni ultrarapidi come Hyperloop, sono tutti esempi che stanno contribuendo a creare la nuova industria dei trasporti intelligenti, facendoci immaginare e sperimentare nuovi modi di muoversi in città, ma anche tra città.

Smart mobility e coronavirus

L’emergenza Covid19 e il blocco totale che ne è scaturito suggeriscono però nuove riflessioni.

Intanto guardiamo a quale è stato l’impatto dell’emergenza sui trasporti.

Secondo dati recentemente divulgati da Moovit (la principale app per la mobility-as-a-service al mondo, 750 milioni di utenti), dal 15 gennaio, i viaggi sulle modalità di transito tracciate dall’applicazione – che comprendono autobus, treno, metropolitana, metropolitana, metropolitana leggera, ride-hail e opzioni di mobilità condivisa come biciclette e scooter – sono diminuiti dell’86% a Milano e in Lombardia, dell’84% a Madrid e del 54% nell’area metropolitana di New York City.

In Italia, che come sappiamo è uno dei Paesi più colpiti dal virus, il trasporto pubblico ha subito una drastica riduzione rispetto ai mesi precedenti. In Lombardia si è osservato un calo del 47% nell’utilizzo dei mezzi pubblici, mentre a Parma, Piacenza e Reggio Emilia si è registrato un calo del 43%. In tutto il Paese, la quota di utilizzo del trasporto pubblico è diminuita del 50% all’inizio di marzo.

Non parliamo poi di come il coronavirus abbia svuotato cieli e treni.

E’ difficile immaginare il viaggio, lo spostamento, in questo momento. Riusciremo a prendere nuovamente un treno, un aereo, la metropolitana, in tranquillità? Il lockdown ha messo in ginocchio l’industria dei trasporti, ma non solo: ha messo persino in discussione l’idea stessa di sfrenata mobilità che ha caratterizzato la società più moderna, in parte effetto della globalizzazione, ha messo in crisi il trasporto pubblico. Nessuna minaccia di tipo ambientale aveva fino a oggi messo freni all’industria dei trasporti, che contribuisce in maniera consistente all’inquinamento atmosferico.

Il coronavirus invece, potrebbe cambiare le nostre abitudini e incidere notevolmente nell’evolversi della mobilità, per lo meno quella delle persone, che da ora in avanti considereranno la sicurezza di un mezzo di trasporto anche da un punto di vista sanitario. Quindi, cosa sarà davvero smart nei prossimi mesi e anni?

Su alcune punti di partenza possiamo essere tutti d’accordo: il più grande esperimento globale di smart working è andato alla grande, e da questo non si tornerà indietro, quindi ci saranno meno pendolari sulle strade; se fino a oggi il tema della sostenibilità ci ha spinto verso la condivisione dei mezzi,  pubblici o anche privati, cioè più persone a stretto contatto sullo stesso mezzo, la richiesta di distanziamento sociale tende a spingere verso un ritorno a veicoli propri o a uso esclusivo; la tecnologia digitale sarà sempre più protagonista.

Proviamo allora a guardare la Smart Mobility alla luce delle nuove esigenze sanitarie.

Cos’è la smart mobility

Fino a un paio di mesi fa la smart mobility era considerata la ‘nuova era della mobilità’.

“La popolazione mondiale arriverà a 10 miliardi di persone entro il 2050. Di fronte a questa rapida crescita, i sistemi di mobilità nelle megalopoli si stanno sovraccaricando, mentre le aree rurali sono ancora più arretrate. Come si può garantire una mobilità sostenibile e inclusiva? ” diceva il WEF, che ha dedicato parecchia attenzione all’argomento, alimentando il dibattito e l’accelerazione verso soluzioni innovative.

Definizione di smart mobility

Secono la definizione che riporta EconomyUp, la smart mobility è un modello di mobilità volto a ottenere lo sviluppo sostenibile, delle città in particolare. Il termine racchiude in sé una serie di elementi: la tecnologia, le infrastrutture per la mobilità (parcheggi, reti di ricarica, segnaletica, veicoli), le soluzioni per la mobilità (tra cui i modelli di new mobility) e le persone. La smart mobility punta offrire un’esperienza di mobilità senza soluzione di continuità, dal primo all’ultimo miglio, che sia flessibile, integrata, sicura, on demand e conveniente. La mobilità urbana può essere innovata attraverso nuove tecnologie mobile e applicazioni in grado di integrare il trasporto pubblico, una migliore infrastruttura e il car sharing (o comunque la condivisione di veicoli). Smart mobility significa anche green, che si tratti di auto elettriche o di piste ciclabili. L’obiettivo finale dell’introduzione di una mobilità smart nelle nostre città è ridurre il traffico, ridurre l’inquinamento, creare flussi intelligenti e senza interruzioni, e rafforzare le economie di scala per promuovere una mobilità accessibile a tutti.

monopattini elettrici

Pilastri della mobilità intelligente sono l’efficienza, un positivo impatto ambientale, un miglioramento della qualità della vita delle persone e delle comunità. Nel dopo Covid, pilastro della mobilità intelligente dovrà essere anche la sicurezza sanitaria.

Se le tecnologie sono state un tassello fondamentale nello sviluppo della smart mobility fino a oggi, in particolare le tecnologie Cloud, Internet of Things, Big Data Analytics e Intelligenza Artificiale, ancor di più lo saranno in futuro, basti sapere che anche in Italia tra le soluzioni al vaglio della politica per far ripartire i trasporti in modo sicuro si ipotizzano sistemi per monitorare uno sfruttamento massimo del 60% della capacità dei mezzi e app per agevolare il distanziamento sociale.

Esempi di smart mobility

La Smart mobility può contribuire a combattere efficaciemente traffico e inquinamento, una necessità sempre più urgente in tutto il pianeta; ma è anche in grado di abbattere il livello di congestione del trafico, di rendere più fluidi gli spostamenti, e di ridurre così l’impatto negativo sulla vita e la salute delle persone derivante dalle ore spese nel traffico. La condivisione degli autoveicoli, i servizi on demand, la micomobilità sono le risposte della mobilità intelligente ai problemi di sostenibilità, ambientale e personale.

Carpooling (o ridesharing) –  Il carpooling punta su una risorsa abbondante ma sottoutilizzata: i sedili vuoti delle automobili. Questa opzione non aggiunge alcun nuovo veicolo al servizio ed è per questo che contribuisce ad evitare le congestioni di traffico e l’inquinamento. Si tratta solitamente di veicoli privati condivisi grazie alla mediazione di una piattaforma digitale che ne gestisce l’organizzazione, per intenderci Blablacar o anche quello aziendale dell’italiana JoJob.

Bike sharing – Il ricorso alla condivisione di biciclette è cresciuto negli anni più recenti, soprattutto in Europa e nelle città in pianura, con abbondanti piste ciclabili e altre infrastrutture. Per chi si deve spostare per pochi chilometri, il bike sharing è un’ottima soluzione.

Car sharing – Anche il car sharing si sta diffondendo nel mondo da quando la tecnologia ha reso possibile ad aziende e singoli individui il noleggio di auto per ore o addirittura per minuti. In Italia la capitale del car sharing è Milano.

Servizi on-demand – Società come Uber e Lyft, che consentono di chiamare un’auto a noleggio attraverso un’applicazione, hanno provocato una rivoluzione nelle città dove è consentita la libera circolazione dei loro mezzi. Oltre a rendere il mercato dei taxi più competitivo.

Scooter sharing – Lo scooter sharing si è sviluppato molto negli ultimi due anni in città come Milano e Roma, perché presenta rispetto al car sharing anche indubbi vantaggi di parcheggio, sono più maneggevoli e molto sostenibili. Tuttavia non è un mezzo che tutti considerano.

Micromobilità –  I monopattini elettrici  sono stati nell’ultimo anno sotto osservazione, come molti altri mezzi per la mobilità dell’ultimo miglio, la cosiddetta micromobilità. Non solo monopattini, anche hoverboard, skateboard e molto altro, all’insegna di spostamenti sempre più ecologici, silenziosi, agili nel traffico e che conquistano giovani e lavoratori. Secondo le previsioni di Abi Research 2020, il settore della micomobilità è destinato a crescere, una previsione che anche se fatta in tempi pre-Covid, potrebbe adattarsi benissimo anche all’era post-Covid.

In effetti,  tutti questi esempi di smart mobility tendono a reggere alla prova del coronavirus: secondo una prima ricerca svolta in Cina da Ipsos Group un primo effetto della pandemia è stato il crollo nell’uso dei mezzi pubblici a favore di quelli privati e ciò rimarrà come tendenza traducendosi anche in una spinta positiva al car sharing.

E’ evidente che i mezzi come scooter, moto, biciclette, monopattini hanno un grande futuro; il car sharing dovrà adottare dei presidi di sicurezza sanitaria importanti, così come tutto il mondo taxi e dintorni; mentre il car pooling stile Blablacar potrebbe essere il settore che subisce il vero contraccolpo: la paura del contagio mette a dura prova il senso di fiducia nei pari richiesto da questo tipo di piattaforme.

Veicoli elettrici

La sostenibilità perseguita dalla smart mobility include anche l’attenzione a veicoli connessi e meno inquinanti come quelli elettrici. La mobilità elettrica si sta espandendo a ritmo serrato. Nel 2018 il parco auto elettrico mondiale ha superato i 5,1 milioni, con un incremento di 2 milioni rispetto all’anno precedente e quasi il raddoppio delle vendite di nuove auto elettriche. La Repubblica Popolare Cinese rimane il più grande mercato mondiale di auto elettriche, seguita da Europa e Stati Uniti. La Norvegia è il leader mondiale in termini di quota di mercato delle auto elettriche. (Per approfondire, Global EV Outlook 2019 di IEA)

Se è vero, come si diceva in precedenza, che nel dopo Covid si potrebbe verificare un massiccio ritorno alle auto private, l’ancora di salvezza per la sostenibilità ambientale diventano i veicoli elettrici. Pertanto, l’augurio che tutti dovremo farci è che l’industria automotive colga l’opportunità e si sbizzarrisca nell’offerta di veicoli agili anche in città e soprattutto meno costosi di quanto siano stati fino a oggi, rendendo maggiormente accessibile a un pubblico più ampio l’acquisto in uno scenario di crisi economica.

MaaS – Mobility as a Service

Mobility as a service – mobilità come servizio – è una tipologia di servizio offerto tramite piattaforma web o app che permette all’utente di pianificare il proprio viaggio su una piattaforma software che in automatico propone e permette di prenotare tutti i mezzi necessari, sia pubblici sia privati (treni, bus, taxi, car e bike sharing) per compiere il percorso. Oltre naturalmente alla propria destinazione, a seconda delle opzioni proposte dalla applicazione, ogni persona può indicare preferenze sul mezzo da utilizzare e così via; sarà poi il tool a suggerire la combinazione più efficace e conveniente, integrando le diverse opportunità di movimento che un agglomerato urbano può offrire, dal sistema di trasporti pubblici a tutti i vari servizi che possono trovarsi nelle città (bike sharing, car sharing eccetera)

Queste piattaforme lavorano con l’obiettivo di ottimizzare i tempi, ma anche di paragonare i costi e tengono addirittura conto delle condizioni meteo. A questo punto, una volta individuato ciò che si preferisce fare, mediante lo stesso sistema si potrà prenotare e pagare per la soluzione prescelta.

In pratica, mobility as a service si caratterizza per tre aspetti principali: per il fatto di poter fruire di tutti i servizi di mobilità a consumo; in quanto è un servizio utilizzabile ovunque e perché rende semplice e immediato il pagamento.

Cloud, IoT -Internet of Things, Intelligenza artificiale e machine learning sono le principali tecnologie su cui si basa la possibilità di proporre un servizio di mobility as a service.

La principale startup mondiale di MaaS è l’israeliana Moovit: 750 milioni di utenti in tutto il mondo, 100 nazioni e 3100 città coperte dal suo servizio, un’app popolarissima che permette alle persone di muoversi in città in modo efficace e conveniente, utilizzando qualsiasi modalità di trasporto. La sua importanze è anche un’altra: grazie all’app accumula fino a sei miliardi di punti dati anonimi al giorno che contribuiscono al grande archivio mondiale di dati sui trasporti e sulla mobilità urbana. Perciò ai governi, le città, le agenzie di transito e le aziende private, Moovit può offrire soluzioni MaaS basate sull’Intelligenza Artificiale che coprono la pianificazione, le operazioni e l’ottimizzazione con un valore dimostrato per la riduzione della congestione, la crescita dell’utenza e l’aumento dell’efficienza. Grandi aziende come Microsoft, Uber e Cubic hanno collaborato con Moovit per potenziare le loro offerte di mobilità.

Un servizio come questo è cruciale nella smart mobility dopo Covid, e infatti la società è molto attiva in questo momento con diverse iniziative che le danno anche visibilità: per esempio si propone come partner delle organizzazioni pubbliche e private dei trasporti  e ha lanciato molto velocemente il nuovo Emergency Mobilization On-Demand service.

Quanto Moovit mette in atto va nella direzione indicata anche dal WEF, i cui esperti hanno recentemente indicato il ruolo chiave della partnership pubblico-privato e l’importanza delle piattaforme MaaS per il futuro della mobilità.

“Se negli ultimi anni abbiamo assistito all’aumento delle proposte di mobilità come servizio (MaaS), la pandemia COVID-19 è stata un’opportunità per l’ecosistema MaaS di solidificarsi e dimostrare il suo valore”. dice il WEF.

In sostanza, per il WEF, le piattaforme MaaS sono la spina dorsale di una sorta di transizione dalla mobilità intelligente alla mobilità agile, in grado di di rispondere con resilienza e velocità e di adattarsi al cambiamento, garantendo al contempo la sicurezza pubblica e la continua circolazione di persone e merci.

Auto autonome o driverless car

Lo sviluppo delle auto a guida autonoma è una delle grandi promesse della Smart Mobility. La tecnologia è davvero molto complessa, a livello soprattutto di software: l’Intelligenza Artificiale necessaria alla guida autonoma deve essere addestrata, ha bisogno di moltissimi dati, algoritmi sofisticati, casistiche, ha bisogno di sviluppare modelli di comportamenti in una quantità tale di situazioni impreviste e imprevedibili, che dopo gli entusiasmi degli scorsi anni si è giunti a un punto morto. “It’s 2020. Where are our self-driving cars?” ha titolato VOX, alludendo ai proclami del recente passato in cui le varie General Motors, Google’s Waymo, Toyota,  Honda, Tesla annunciavano che sarebbero stati pronti con l’auto autonoma nel 2020,  gli investimenti non sono mancati, ma in realtà ancora non si vede niente. L’articolo giudica con notevole scetticismo la capacità di arrivare in tempi brevi a un’intelligenza artificiale capace davvero di guidare in totale sicurezza in una città.

Ma c’è un elemento, il coronavirus,  che potrebbe introdurre una nuova spinta allo sviluppo di questa tecnologia. Come riporta EconomyUp,  è già emerso un caso study: Neolix, un produttore cinese di camioncini per le consegne urbane totalmente robotizzati, ha visto incrementare notevolmente i suoi ordini negli ultimi tempi. Le ragioni? Le misure di contenimento della pandemia hanno temporaneamente sgombrato le strade dagli altri automezzi e, allo stesso tempo, hanno portato i consumatori a riflettere sull’opportunità di far consegnare merci a sistemi robotici che, ovviamente, non possono contagiare né restare contagiati. Secondo la società che ha sede a Pechino, anche quando l’epidemia sarà finita, le nuove abitudini potrebbero persistere. Intanto è lo “sguardo” sulla guida autonoma che comincia a cambiare.

La nuova smart mobility secondo il WEF

La nuova parola d’ordine in ambito mobilità è ‘resilienza’ , secondo il WEF. Per forza si dovrà ricominciare a far viaggiare uomini e merci,  il trasporto e il movimento non solo hanno da sempre caratterizzato la storia dell’uomo e hanno contribuito alla sua evoluzione, ma sono un assett a cui non possiamo rinunciare. Dobbiamo assolutamente ripensare a trasporto e mobilità alla luce di due nuovi elementi, quello sanitario e quello emergenziale.

Il WEF richiama a una nuova alleanza pubblico-privato a favore della mobilità intelligente.

“In risposta a COVID-19 abbiamo visto persone mettere la propria auto al servizio della comunità, autobus che consegnano attrezzature al personale degli ospedali e micromobilità utilizzate dai primi soccorritori in servizio. Quando la nostra popolazione è in crisi, diventiamo molto più ingegnosi su come portare le persone e le cose dove devono andare. La crisi aiuta a snellire i nostri approcci e non pensiamo più a se un’auto sia “mia”, ma a come quell’auto possa aiutare la comunità.

Non è solo durante le pandemie che possiamo pensare in modo creativo di usare tutte le auto o gli autobus parcheggiati su percorsi vuoti fissi, possiamo farlo sempre. Non possiamo lasciare che queste lezioni vadano sprecate, siamo tutti collegati, stiamo tutti cercando di rendere questo mondo un po’ migliore in modo da poter avere tutti una vita pacifica, senza soluzione di continuità. Un partenariato pubblico-privato per la mobilità sembra essere la strada giusta da seguire”.

Il futuro di UBER, unicorno della smart mobility

Uber è stata probabilmente una delle società più disruptive nel settore dei trasporti degli ultimi anni, ha portato i tassisti allo sciopero, a infinite battaglie legali, ha preso investimenti per milioni di dollari e si è sempre distinta per la velocità e aggressività con cui si è posta sul mercato, che non è quello dei tassisti, ma quello della logistica. Il suo fondatore ed ex Ceo Travis Kalanick diceva ‘se possiamo portare una persona a dove desidera in 5 minuti, possiamo anche portare qualsiasi cosa a qualsiasi persona in 5 minuti’. In dieci anni Uber si è trasformato da un innovativo servizio tassì sintetizzato in “Tocca un bottone, fatti dare un passaggio” in qualcosa di molto più ampio: il ridesharing e il car pooling, la consegna dei pasti e il trasporto merci, le biciclette elettriche e gli scooter, le auto elettriche e l’aviazione urbana.

Questa sua multidimensionalità è ciò che in questo momento la sta salvando, perché ovviamente in emergenza Covid l’uso degli eleganti NCC partner della società per il trasporto di persone è precipitato in tutto il mondo.

Ma ciò non preoccupa l’attuale Ceo Dara Khosrowshahi che in una recente lettera per tranquillizzare i suoi investitori ha detto che la società è ben attrezzata per superare i problemi attuali, anche nel peggior scenario di un calo dell’80% del trasporto di persone per l’anno, perchè la compagnia sta già sfruttando la sua rete per la consegna di altre cose,  e intende ampliarsi a settori come medicine o beni di prima necessità. “Abbiamo già contatti nel settore sanitario, abbiamo tutti i processi di cui abbiamo bisogno”, ha detto, riferendosi a Uber Health.

Cosa ci dimostra UBER? Come la smart mobility del dopo Covid passi anche dall’evoluzione dei servizi e sposti il suo baricentro verso la circolazione delle merci piuttosto che le persone, un’altra prova ci arriva dal boom dei servizi di delivery in tutto il mondo anche nei piccoli centri, delivery a volte organizzate anche in modo ‘casalingo’ via Whatsapp dalle piccole attività che hanno trovato in questa modalità una forma di sopravvivenza al lockdown.

In conclusione, come per molti altri aspetti del nostro lifestyle, anche la smart mobility è in un momento di transizione, che coinvolge ed è condizionato dalla riflessione collettiva che saprà dare la nostra società (fatta di persone, aziende, istituzioni) a una nuova lista di priorità. Le tecnologie saranno fondamentali, ma solo una conseguenza.

Solna Centrum (Stockholms tunnelbana), Stockholm, Sweden
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Donatella Cambosu
Redattore

Scrive di tecnologie, startup e innovazione da oltre 15 anni. Dal 2015 collabora con il Gruppo Digital360, in particolare con le testate Startupbusiness, University2Business, EconomyUp. Collabora con InsuranceUp sin dal lancio del portale avvenuto nel 2015 e ha maturato un'ampia esperienza in ambito insurtech.

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