Startup e Twitter protagonisti nello sviluppo dei Big Data

La ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence del MIP assegna un ruolo sempre più importante all’innovazione che arriva dalle startup. Per Salvatore Ippolito di Twitter, Mobile e IoT sono nuove forme di social care, customer care e manutenzione preventiva

Pubblicato il 01 Dic 2015

I Big Data sono una straordinaria occasione di sviluppo per le imprese, per il mercato Ict italiano e per le startup, anche del nostro paese. E così pure una nuova opportunità, forse un po’ a sorpresa, è rappresentata del punto di incontro per il momento solo sperimentale, tra twitter e il mondo Internet of Things.

Dalla presentazione dell’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence School Management del Politecnico di Milano risulta evidente prima di tutto che il mercato degli analytics in Italia vive un trend positivo con una crescita complessiva del 14% per un valore di business di 790 milioni di euro. Ma all’interno di questo perimetro i Big Data presentano una quota di mercato ancora minoritaria rispetto alla Business Intelligence (il rapporto è 84% BI e 16% Big Data), ma esprimono un tasso di crescita decisamente interessante (+34% per Big Data e 11% per Bi).

Il contesto è favorevole allo sviluppo, ma soprattutto le imprese esprimono una forte esigenza di innovazione che richiama l’attenzione delle startup e non a caso l’analisi dell’ecosistema startup realizzato dell’Osservatorio presenta uno scenario popolato da 498 realtà che hanno ricevuto un flusso di finanziamenti da investitori istituzionali pari a 14,48 miliardi di dollari a partire dal 2012. Il censimento permette anche di definire sia il profilo di queste realtà sia e soprattutto traccia la consistenza, in termini di esigenze e di innovazione del mercato nel quale si trovano a competere. Le nuove imprese si sono misurate soprattutto sulle infrastrutture, ovvero su piattaforme chiamate a processare e gestire l’analisi dei dati.

Il focus delle startup riflette la logica del mercato Big Data dove, come emerge dall’Osservatorio, le funzioni aziendali che più sostengono l’introduzione dei Big data in azienda sono Marketing & Vendite, Crm & Customer Experience. Anche le startup sono prevalentemente concentrate su questi temi: 50% delle realtà su Marketing & Vendite, 47% su Crm e a seguire la sicurezza (15%) il finance (15%), la Supply Chain che con Logistica e operation vede un 8% di startup attive. Chiudono il quadro le risorse umane (6%) e l’It (83%)

L’innovazione delle startup si è poi concentrata sulle tecnologie di analytics dove le nuove imprese hanno lavorato su tecnologie analitiche e infine le applicazioni, ovvero l’ambito delle soluzioni verticali pensate e sviluppate per rispondere ad esigenze di business di specifici settori di business.

L’Italia fa la sua parte e in questo gruppo di startup orientate ai Big data è rappresentata da 33 realtà, molte sono giovanissime (19) e sono partite dal 2013 ad oggi, così come sono giovani gli imprenditori che nel 38% dei casi hanno una età compresa tra i 30 e i 40 anni, mentre un 29% ha una età compresa tra 20 e 30 anni. Nella maggior parte dei casi (25%) l’idea è partita da un fondatore che ha preso ispirazione dalle competenze e dalla familiarità con la tecnologia, nel 16% la spinta alla creazione di una nuova attività è arrivato da competenze manageriali. Infine la collocazione geografica privilegia il prevalentemente il Nord (55%).

Per Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano, l’adozione dei Big Data nelle imprese necessita di governance e di un chiaro percorso di avvicinamento e di formazione per le imprese anche perché la diffusione dei dati provenienti da Mobile, dai Social e dalla diffusione di progetti IoT farà esplodere la necessità di analytics e serviranno priorità di business sempre più chiare.

Un altro tema richiamato dall’analisi di Vercellis è quello dell’ingaggio delle persone del business aziendale. I Big data devono segnare il coinvolgimento sempre più forte tra l’IT e le linee di business. Il tema è ripreso da Alessandro Piva, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence che osserva come il marketing e le vendite sono già molto sensibili all’adozione di Big Data: nel 77% dei casi ne sono fruitori e nel 75% dei casi presentano le maggiori potenzialità. Seguono Amministrazione, finanza e controllo che sono già utenti Big Data nel 76% dei casi.

In termini di settori i Big data piacciono alle banche, e questa non è una sorpresa, con il 29% di presenze in termini di quota di mercato, l’ industria segue con il 21%, telco e media con il 14% mentre sanità è al 9%. La Gdo ha una quota ancora “modesta” pari all’8% ma è prevedibile che possa vederla crescere alla luce delle crescenti opportunità e soluzioni orientate proprio allo sviluppo di nuove soluzioni di customer engament basate su Mobile e social media.

Ma le prospettive dei Big Data trovano, forse anche un po’ a sorpresa un doppio alleato: Twitter e l’IoT. Il Country manager di Twitter Italia Salvatore Ippolito ha voluto sottolineare sollevando un po’ di curiosità che anche le “buche” del pavimento stradale e gli squali twittano e possono farlo a beneficio della comunità, generando per l’appunto dati che vanno interpretati da Big Data e possono servire per prendere decisioni legate ad esempio alla manutenzione preventiva e alla sicurezza delle persone. Sono due esempi un po’ “estremi” che però esprimono chiaramente che il limite alla generazione di dati utili al sociale e al business è dato veramente solo dalla fantasia. Ma sono anche esempi utili per ribadire, come ama sottolineare Ippolito, che Twitter è una finestra sulla realtà sociale e del business che può trasformarsi in benefici continui considerando che la piattaforma gestisce oggi un volume di ascolto che si misura in 6mila tweet al secondo.

Ma veniamo agli esempi proposti da Ippolito. Un progetto di gestione della pavimentazione stradale ha visto unire la sensoristica IoT con una applicazione Twitter. I sensori presenti nelle strade coinvolte in questo progetto misurano sia l’intensità del traffico sia le condizioni del manto stradale e quando supera la soglia di “attenzione” un tweet segnala la necessità di provvedere con la manutenzione. In Australia invece un esperimento legato alla sicurezza un po’ più “ardito” ha visto l’applicazione di Tag IoT ai pescicani e la diffusione di una applicazione che segnala con un tweet quando questi si avvicinano alla spiaggia.

Certo siamo nella fase della sperimentazione che però esprime già adesso una certezza: il volume di dati è destinato ad aumentare in misura esponenziale e twitter può essere un attore di primissimo piano nella generazione di dati utili al business. Ippolito conclude ricordando come nel social caring, nel customer care e nella manutenzione preventiva ci siano già applicazioni che portano benefici alle aziende in termini di miglioramento nello sviluppo del business e nella qualità dei servizi.

Ma l’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence School Management del Politecnico di Milano ha visto anche un momento di “competizione” con un premio destinato alle imprese orientate alla implementazione di Big Data. I Big Data Innovation Awards, che hanno lo scopo di diffondere la conoscenza delle competenze e dei progetti delle imprese sono stati attribuiti Eni e a Lastminute.com. Eni ha guadagnato il premio per le soluzioni di Predictive Analytics dedicate alla predizione del churn attraverso l’integrazione di dati cross-funzionali e l’adozione di una visione cliente-centrica. Lastminute.com Group ha invece visto premiate le attività legate al miglioramento della personalizzazione dell’offerta attraverso l’analisi dettagliata delle dinamiche comportamentali.

(leggi di più sul convegno in questo Storify)

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