Cyberbullismo e odio online al centro della campagna #DonateProfitToStopHate

A lanciare l’iniziativa è la startup italiana legaltech COP-Chi odia paga, che affianca allo sviluppo di strumenti digitali legali per tutelare le vittime di violenza in rete, il sostegno alla collaborazione e all’education. Sul suo sito saranno finanziate con il crowdfunding progetti di associazioni e non profit

Pubblicato il 09 Lug 2020

Foto di Pete Linforth da Pixabay

Chi Odia Paga (COP) è la prima piattaforma legaltech italiana in grado di difendere sia legalmente che informaticamente le vittime di odio online. E’ una startup innovativa, a vocazione sociale, finanziata anche dal venture capital italiano dell’impact investing OltreVenture, e che intende mettere a fattor comune tutto il valore generato da tutta la società civile e il terzo settore per combattere l’odio online.

Uno degli obiettivi di Chi Odia Paga è quello di creare una “rete del bene”, capace di accogliere tutti gli attori della società civile che possano e vogliano contribuire non solo alla creazione di iniziative specifiche ma, soprattutto, educare gli utenti a un uso consapevole dei social media ricordando, come sottolinea Francesco Inguscio CEO di COP, che “per fermare l’odiatore serve la legge e chi la sa applicare, per fermare l’odio serve l’educazione e chi la sa diffondere”.

L’approccio di COP è molto pratico: ha creato un meccanismo chiamato “Una Buona Causa” attraverso il quale periodicamente vengono selezionati progetti presentati da associazioni italiane, onlus, ecc, volti a fare prevenzione, sensibilizzazione ed educazione per contrastare l’odio online. I migliori progetti, selezionati attarverso il voto online del pubblico, hanno la possibilità di lanciare una campagna di crowdfunding sulla piattaforma proprietaria di COP.

La prima votazione online, che ha coinvolto quasi 3.000 votanti, ha premiato il progetto “New Wild Web – Le armi del cyberbullismo”: spettacolo teatrale dedicato al tema del cyberbullismo di carattere interattivo e multimediale messo in scena dalla compagnia Puntozero di Milano composta da giovani detenuti.

A sostegno di questa e prossime campagne di crowdfunding, Chi odia paga lancia anche l’hashtag #DonateProfitToStopHate, risposta italiana a #stophateforprofit.

Da alcune settimane è in corso negli Stati Uniti la campagna “Stop Hate For Profit” [ndr: ferma l’odio per il profitto], aderendo alla quale moltissime multinazionali tra cui Coca-Cola e Unilever hanno tagliato temporaneamente i propri budget pubblicitari destinati ai principali social media rei, a loro avviso, di non fare abbastanza per censurare i messaggi d’odio che si diffondono in Rete. “Donate Profit To Stop Hate” [ndr: dona il profitto per fermare l’odio] è la risposta propositiva di Chi Odia Paga attraverso la quale in Italia le aziende possono donare sistematicamente parte dei loro profitti per contrastare l’odio, dimostrando di avere responsabilità sociale e sostenendo iniziative di educazione, prevenzione e contrasto all’odio online e agli haters.
Cosa possono fare concretamente le aziende che vogliono aderire?
Aziende e Fondazioni che vogliono prendere posizione sui temi dell’odio online in modo propositivo e costruttivo possono aderire alla campagna #DonateProfitToStopHate e sostenere altri progetti al momento presenti su “Una Buona Causa” che attendono solo un partner per poter partire: faranno del bene alla società civile e dimostreranno con i fatti di avere una vera corporate social responsability.

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