IntendiMe, la casa intelligente per non udenti

Una startup fondata in Sardegna ha messo a punto una tecnologia di sensori e wearable che trasforma i suoni in segnali percepibili anche da chi è sordo. Ecco come funziona.

Pubblicato il 08 Ott 2015

Un mondo silenzioso, quello dei sordi. Difficile, per chi ha l’udito, immaginare quanto i rumori dal più forte al più impercettibile, permettano di vivere quotidianamente in tutta sicurezza, in maniera indipendente, di interagire con le persone e la vita che scorre intorno a noi.

Annoverata tra le disabilità invisibili, la sordità rende più pericolosa la vita: non sentiamo l’auto che sopraggiunge, una voce che ci chiama, la porta che si apre, il rubinetto che rimane aperto, il postino che suona. Si potrebbero fare miriadi di esempi, perchè tutto intorno a noi emette rumore: le nostre case, le città, i prodotti che usiamo, ogni essere vivente. Le persone, gli oggetti, il mondo comunicano attraverso suoni.

IntendiMe è una soluzione hardware e software pensata per dare “voce”, almeno in parte, al mondo silenzioso dei sordi ed è stata ideata da una giovane startup sarda. Il primo tema “tecnologico” preso in esame dalla startup è rendere la casa più “smart” anche per i non udenti.

Alessandra Farris, uno dei fondatori (insieme a Giorgia Ambu e Antonio Pinese) e Ceo della società, spiega com’è nata l’idea . “L’idea è nata partendo dalla mia esperienza personale, cioè dal fatto che i miei genitori siano sordi. Abbiamo pensato di realizzare qualcosa che rispondesse alle loro esigenze in fatto di sicurezza e indipendenza domestica. Quindi partendo da un problema reale, e grazie alla fortuna di aver trovato dei colleghi molto sensibili e interessati all’argomento, insieme stiamo realizzando questo “sogno”. La nostra primaria missione è migliorare la vita delle persone con problemi di udito facendoli sentire più sicuri e indipendenti. Ma vogliamo anche sensibilizzare l’opinione pubblica verso questo tipo di disabilità e coinvolgere nello sviluppo del progetto la categoria. Alcuni membri del team sono sordi, collaboriamo con l’Ente sordi di Cagliari, sosteniamo la Nazionale italiana volley femminile sorde, abbiamo avviato un blog dedicato al tema. Insomma, si sente parlare spesso di abbattimento delle barriere architettoniche, ma quel poco che si fa in merito non riguarda mai le persone affette da disabilità sensoriali, pensiamo che ci siano anche barriere culturali da abbattere. “

La tecnologia IntendiMe si compone di hardware (una placchetta sensore e un braccialetto) e software (l’applicazione). Il cuore della tecnologia è la speciale placchetta, grande poco più di una moneta da due euro, che percepisce anche i suoni più particolari.

Basta semplicemente attaccarla sulla fonte sonora prescelta (campanello, allarme, telefono) e appena questa rileva un suono, l’utente riceve una notifica sul proprio smartphone, tablet o bracciale, che vibreranno e si illumineranno. La rilevazione del suono è precisa ed immediata, proprio perché la placchetta viene attaccata fisicamente sulla fonte sonora; inoltre, il fatto di poterla attaccare e staccare ovunque, non pone limiti alla fantasia delle possibili fonti da rilevare e l’intero sistema può essere trasportato dappertutto (case, alberghi, luogo di lavoro).

Il mercato in cui IntediMe va ad operare è quello dell’Assistive Living Technology ed in modo particolare il settore dei Sensory Impairement, interessato da una forte crescita negli ultimi cinque anni e che andrà a incrementarsi ulteriormente grazie alla sinergia con il settore dei wearable.

La tecnologia è ancora in fase di sviluppo, ma si prevede di andare sul mercato già nel 2016. “Inizieremo probabilmente attraverso una campagna di crowdfunding che ci permetterà di avviare un primo lotto di produzione con una certa sicurezza, poi utilizzaremo certamente un nostro canale ecommerce online. Ci stiamo attivando anche per creare delle partnership e accordi con rivenditori specializzati”.

Certamente IntendiMe non è la prima azienda al mondo a occuparsi delle esigenze dei non udenti. “Tra i nostri competitor a livello mondiale troviamo sia cani addestrarti a riconoscere i suoni, sia wearable devices di diverso tipo, applicazioni per smartphone o tablet che notificano segnali preregistrati, o trasmettitori e ricevitori di stampo tradizionale che riconoscono soltanto un numero limitato di suoni. – spiega Alessandra – I vantaggi del nostro sistema sono, senza dubbio, il fatto che l’utente ha la possibilità di rilevare con precisione qualsiasi suono voglia, la sua portabilità, che sia quasi invisibile all’interno dell’abitazione e adattabile a qualsiasi impianto preesistente senza richiedere ulteriori modifiche o spese aggiuntive, che si intenda mantenere un costo altamente competitivo. Lo sviluppo futuro della tecnologia prevede la comunicazione tra i wearable e che l’intero sistema venga supportato anche da un’unità centrale, che gestisce, monitora e migliora la comunicazione tra i dispositivi, dando la possibilità all’utente di beneficiare delle funzionalità del sistema anche fuori casa, se si possiede una connessione internet domestica”.

Le potenzialità di questa tecnologia e le sue applicazioni, se si valuta la precisione, la portabilità, il costo, e i progetti per il futuro sono davvero molto ampie.

La startup, accelerata da TIM #WCAP Roma da luglio, si è finora autofinanziata, ma ha già cominciato a incontrare investitori oltre oceano: a fine agosto ha infatti partecipato a una serie di incontri con business angel, venture capitalist e fondi grazie al premio assegnatogli dall’Ambasciata Americana in quanto vincitori del Contamination Lab Cagliari (partner di Innovaction Lab). Anche se, dice Alessandra, “per noi in questo momento è più proficuo lavorare in Italia”.

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