Prima.it, la startup italiana dell’anno è un’insurtech, ecco cosa fa

“L’Italia è un mercato meraviglioso per vendere assicurazioni”. Alberto Genovese, fondatore di Prima Assicurazioni, evidenzia così uno dei motivi che li ha portati a ottenere uno dei più alti investimenti venture capital mai visti nel nostro Paese: un mercato immenso, profittevole, dove i concorrenti sono ricchi e stanchi

Pubblicato il 21 Dic 2018

In Italia nel 2018 il deal (cioè l’investimento) più importante dell’anno è stato realizzato da Prima Assicurazioni (o Prima.it), una startup insurtech che ha ricevuto 100 milioni di euro da Goldman Sachs Private Capital Investing e Blackstone Group Tactical Opportunities. E’ uno dei più importanti investimenti in startup mai visti in Italia.

L’operazione si inserisce in un quadro 2018 molto positivo, per quanto riguarda l’ecosistema startup nazionale, dove secondo i più recenti report degli Osservatori del Politecnico di Milano si è registrato un raddoppio complessivo degli investimenti che raggiungono circa 630 milioni (contro i circa 330 tracciati nel 2017), e un balzo in avanti anche in ambito fintech/insurtech,  nel qualesi inserisce appunto Prima Assicurazioni.

Cosa fa e che cos’ha di tanto speciale questa nuova impresa per ‘meritare’ un investimento di questa portata?

In tre parole: tecnologia, mercato, team.

Operativa dal 2015, la società, che è legalmente un’agenzia e non una Compagnia (appoggiandosi su Munich Re), si identifica in una tech company: il personale tecnico rappresenta il 60% dell’azienda e ha sviluppato internamente il proprio applicativo utilizzando le migliori tecnologie del mercato e sfruttando big data, intelligenza artificiale, distribuzione online attraverso aggregatori, UX design. Un’agenzia online nativamente digitale e che ha investito fino a oggi principalmente nella tecnologia.

Con tale approccio è andata a ‘disturbare’ il mercato italiano delle assicurazioni auto.

“Quella delle assicurazioni è un’industria spaventosamente grande e spaventosamente profittevole e dove i concorrenti sono ricchi e stanchi. Facile quindi far profitti. – ha detto il fondatore Alberto Genovese in questa intervista rilasciata a EconomyUp – L’ Italia è un mercato meraviglioso per vendere assicurazioni, forse il primo in Europa. Il miglior Paese al mondo per fare questo business”.

Inoltre, le vendite delle assicurazioni auto sono una buona fetta di questo mercato e in particolare la vendita online tramite aggregatori è in pieno boom, per cui gli operatori capaci di posizionarsi bene nei marketplace, conquistano veleocemente quote nel mercato. Così ha fatto Prima.it, che da 6 polizze vendute nel 2015 è passata ad essere in un paio di anni tra le prime dieci assicurazioni più vendute in Italia, dove le altre sono nomi storici di grandi Compagnie. Attualmente, si legge sul sito della società, sono già oltre 250mila i clienti di Prima.it.

Quella che si dice ‘una grande execution’. Opera dei fondatori Alberto Genovese (innovatore seriale, già fondatore di Facile.it e più recentemente di brumbrum), George Ottathycal (BCG) e Francesco Banfi (ex McKinsey) che hanno saputo circondarsi di grandi professionisti: attualmente la società ha 85 dipendenti, 60% dei quali tecnici informatici (ingegneri, sviluppatori, data scientist, specialisti di User Experience) che, dice Genovese nell’intervista  ‘cresceranno spaventosamente a partire dal 2019. Le persone con cui parlo più spesso sono quelle di Egon Zendher (società di executive search di altissimo livello, ndr.). Mi serve gente forte per poter crescere bene.’

Quali saranno i buoni propositi per il 2019 di Prima.it (o, detta in altri termini, cosa ne farà dei 100 milioni raccolti)?

I cento milioni servono a costruire un marchio, quindi investimento in marketing e, secondo obiettivo, vogliamo andare offline: creare punti di vendita fisici, fare omnicanalità, già a partire dal 2019.”

Eh già, perché il mercato è enorme e il digitale avanza, ma ancora tantissimi italiani preferiscono la relazione personale e sono confortevoli con i brand della tradizione, soprattutto le PMI.

Secondo Ania, nel 2017 solo il 3% circa è stato venduto attraverso internet.

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