LO STUDIO

Startup Insurtech: l’Italia è fanalino di coda in Europa per investimenti, l’82% insoddisfatte

Dei 300 round di investimenti che hanno interessato startup insurtech in Europa dal 2020 al 2023, solo il 5% ha coinvolto il nostro Paese, e i capitali investiti sono stati meno dell’1% del totale. I dati dello studio di IIA con astorya.vc

Pubblicato il 26 Mag 2023

Il mercato delle startup insurtech in Italia resta indietro rispetto a quello degli altri Paesi Europei. Lo suggerivano i dati di mercato, lo conferma l’ultimo studio realizzato da Italian Insurtech Association (IIA) e astorya.vc.

Presentato il 18 maggio in occasione dell’evento “Insurtech Startup Scene: investing in Insurtech”, il report non lascia spazio a dubbi: dei 300 round di investimenti, che hanno interessato startup insurtech in Europa dal 2020 al 2023, solo il 5% ha coinvolto il nostro Paese, e i capitali investiti sono stati meno dell’1% del totale. Per l’82% delle 111 startup operanti in ambito insurtech in Italia, mappate da IIA, è fondamentale aumentare la raccolta di capitali.

Investimenti insurtech: l’Italia indietro rispetto all’Europa

Secondi i dati raccolti da astorya.vc, primario Insurtech Investor europeo, con solo 13 deal annunciati sul territorio nazionale e 38mln€ investiti dal 2020 a oggi, l’Italia non evidenzia trend in linea con gli altri Paesi Europei, che registrano una crescita degli investimenti in startup insurtech passati dal 22% del 2019 al 32% dello scorso anno. A guidare la crescita Francia, Germania e UK.

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“Il mercato insurtech sta crescendo in tutta Europa e circa un terzo degli investimenti in startup innovative avviene al di fuori dei tre maggiori ecosistemi, Francia, Germania e UK, segnando la crescita delle altre economie continentali. L’ecosistema italiano, che rappresenta oggi meno del 5% della scena europea, è arretrato e ha bisogno di rafforzarsi con maggiori investimenti per diventare competitivo a livello internazionale” spiega Florian Graillot, Founding Partner Astorya.vc.

In Italia continua a pesare l’incertezza generata dal contesto macroeconomico a cui si aggiunge, secondo i dati raccolti da IIA e dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, l’aumento di investimenti in progetti insurtech interni alle grandi compagnie, +112% rispetto al 2021.

Lo scorso anno in Italia gli investimenti in startup insurtech sono rallentati, con solo 10,1ml€ investiti a confronto con la Francia, in cui nel solo 2022 sono stati investiti 420mln€. La decrescita di investimenti ha comportato anche una diminuzione al  numero di startup fondate in Italia negli ultimi anni: 37.5% in meno nel 2022 rispetto al 2020.

Assicurazioni in Italia: la digitalizzazione non risponde alla domanda del cliente

Lo studio di IIA e astorya.vc conferma i dati evidenziati di recente dall’Insurtech Investment Index, ideato da IIA ed elaborato dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, che monitora lo stato di avanzamento degli investimenti e il grado di innovazione del settore assicurativo in Italia.

La scarsa raccolta di capitali in startup riflette come la digitalizzazione del mondo assicurativo italiano sia ancora indietro rispetto alla domanda che arriva dal cliente, ad esempio l’87% dei consumatori che ha acquistato o rinnovato una polizza viaggio nell’ultimo anno lo ha fatto prevalentemente online. La ritrosia a investire da parte dei Venture Capital e delle Compagnie evidenzia la difficoltà del mercato di comprendere le potenzialità dei nuovi strumenti tecnologici, indispensabili per rimanere competitivi.

Insurtech in Italia, un mercato ancora troppo frammentato

“I dati raccolti da IIA e astorya.vc evidenziano un mercato di startup insurtech in Italia ancora frammentato e non strutturale, che registra trend di crescita inferiori rispetto agli altri Paesi europei. La motivazione principale di questo andamento è da ricercarsi nella scarsa raccolta di capitali, che resta il cardine prioritario per il 75% delle startup intervistate.” ha dichiarato Simone Ranucci BrandimartePresidente di IIA. 

“I consumatori dal canto loro dimostrano di apprezzare sempre più i servizi digitali legati al mondo assicurativo, ma la mancanza di competenze e strumenti adeguati rischia di ampliare ulteriormente il gap tra domanda e offerta. Investire in startup innovative diventa fondamentale per rispondere alle esigenze del mercato sempre più digitale e uscire dal nanismo che contraddistingue il mercato italiano. Per accelerare la crescita ed evitare il rischio di scoramento delle realtà tech del Paese è necessario spingere in maniera eterogenea e trovare il supporto anche delle grandi compagnie, da cui dovrebbe partire la vera innovazione.”

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