CoderKids, la startup che insegna ai bambini come si programma

Insegnare ai bambini i linguaggi di programmazione, mostrando anche ai più piccoli come si sviluppano applicazioni e videogiochi: è questa la missione di CoderKids, startup milanese nata nel 2015 dall’idea di Federica Gambel, mamma di tre bambini con la passione per tutto ciò che è digital

Pubblicato il 29 Lug 2020

CoderKids è fra i tre vincitori del concorso MIA – Miss in Action, il programma di accelerazione per l’imprenditoria femminile supportato da Digital Magics e dal Gruppo BNP Paribas in Italia, con il patrocinio del Comune di Milano.

La founder Federica Gambel racconta a InsuranceUp come funzionano i corsi curati dalla startup, i cambiamenti portati dall’epidemia di Covid-19 e i progetti per il futuro.

CoderKids: l’importanza di imparare a programmare

“Mi sono sempre occupata di digitale e consulenza. In quattro anni ho fatto tre figli: non riuscivo più a seguire i ritmi. Un video però mi ha aperto gli occhi sull’importanza del coding” spiega Gambel.

Oggi  CoderKids offre corsi di programmazione e coding studiati per bambini e ragazzi dagli 8 ai 16 anni: “Non vogliamo formare programmatori, il nostro obiettivo è aiutare ad acquisire consapevolezza con le nuove tecnologie”. Un elemento fondamentale, che guarda al lungo termine: “È dimostrato che l’85% dei lavori del futuro ancora non esistono. Sappiamo però che saranno necessarie alcune competenze specifiche, come quelle relative al digitale” afferma Gambel.

I corsi di CoderKids insegnano quindi un modo di pensare e di risolvere i problemi basato sull’approccio computazionale: un mindset già oggi richiesto in moltissimi ambiti, dall’intelligenza artificiale all’ingegneria, passando per la grafica e i social media.

Il Covid-19: che cosa è cambiato

Prima dell’arrivo dell’emergenza Coronavirus la startup collaborava con varie scuole – lavorando sia con i bambini che in ambito formazione docenti – ma organizzava anche workshop ed eventi con editori, creatori di contenuti e aziende. Poi, il Covid: “Siamo stati costretti a spostarci online e ad affidarci alla didattica a distanza” spiega la Ceo. L’esperimento, però è andato bene: molti genitori infatti si sono detti soddisfatti delle lezioni online, anche grazie al minor impiego di tempo e all’eliminazione di spostamenti continui.

Per tutta l’estate le attività di CoderKids continueranno online tramite lezioni live con piccoli gruppi e percorsi personalizzati. Le lezioni hanno cadenza giornaliera e sono fruibili da tutta Italia: bastano un pc e una connessione a internet. Durante le ore di lezione i bambini possono sperimentare e dare sfogo alla creatività tramite una serie di attività sempre diverse: imparano a creare un videogioco, un’applicazione, a muoversi nell’ambito del digital storytelling e a modellare i codici da diversi punti di vista.

La vittoria al MIA- Miss in Action 2020

CoderKids è tra le tre startup vincitrici della seconda edizione del concorso MIA – Miss in Action 2020, organizzato dall’incubatore Digital Magics e dal Gruppo BNP Paribas in Italia per promuovere l’imprenditoria femminile, con il patrocinio del Comune di Milano.

Dopo la proclamazione del 25 maggio scorso, oggi CoderKids ha appena concluso la parte di mentoring seguita da Digital Magics: “Ci è servito molto, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con validi professionisti e chiarirci le idee su ciò che abbiamo fatto” dice Gambel, che poi sposta l’attenzione su problemi estremamente attuali: “Il MIA ci ha anche spronato a esplorare l’ambito dei corsi a distanza. Così abbiamo trasformato il Covid-19, che avrebbe potuto essere un grande problema per le nostre attività, in opportunità”. E sta funzionando.

Il futuro tra qualità e comunicazione

Nel futuro, Gambel intende migliorare sempre di più la qualità dei servizi offerti da CoderKids: “Vogliamo continuare a fare quello che ci piace, portare avanti tutte le nostre attività e riuscire a trovare una chiave di volta per la didattica a distanza” afferma. Fondamentale, però, è anche mantenere standard elevati per quanto riguarda il numero degli alunni (i corsi devono svolgersi in piccoli gruppi) e le lezioni, sempre in diretta.

Obiettivo importante è anche sensibilizzare riguardo all’importanza del coding: “Spesso è difficile far capire ai genitori cosa significhi imparare a programmare” spiega Gambel a InsuranceUp. Sul tema della digital literacy, in effetti, c’è ancora molto da lavorare, sia dal punto di vista concettuale che comunicativo.

Photo by Bermix Studio on Unsplash

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Laura Loguercio

Lavoro nel desk video di un'agenzia stampa a Milano. Primo ho studiato Filosofia, poi ho scoperto il mondo del digitale. Scrivo di società, ma con un occhio per l’innovazione.

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